Paolo Trippini è come un valoroso cavaliere feudale, arroccato in cima a un borgo fortificato, che guarda e osserva dall’altro la sua terra, quella ereditata dai suoi avi, la terra umbra. Civitella del Lago è il suo luogo natio, quello della sua famiglia, della memoria, dell’emozione. E come i veri Signori di una volta non rimane cristallizzato nella sua realtà, ma guarda anche lontano e spesso scende alla conquista di nuovi obiettivi, che nel caso di Paolo sono cene e pranzi, a cucinare a Roma o Milano, a declamare la sua terra ovunque.
E se avrete la fortuna di visitare Paolo Trippini nel periodo autunnale, come abbiamo fatto noi, darà il meglio di sé, perché l’Umbria è una meraviglia sempre, certo, ma la sua vera primavera è proprio l’autunno: funghi, radici, tartufo, salumi, carni e selvaggina, un patrimonio che nelle mani di Paolo è da sempre sublimato con grazia, gusto, raffinatezza e tanto mestiere.
Bosco Umbro, piatto icona dello chef, in cui il tartufo è il topping di un microcosmo di sapori erbacei e ancestrali; Cavolo romanesco, aglio fermentato e nocciole, che gioca sulle stesse corde emotive; il sublime, filosoficamente parlando, Risotto, estratto di cicoria, polline e blu di capra dove ci sono gli schiaffi e le carezze, quindi l’amore, che ogni bambino ha ricevuto da piccolo; infine le carni (maialino e faraona per esempio), succulente e umbre al 100%. Come la cucina Paolo Trippini, pura eleganza di uno spirito gastronomico antico e rurale, eppure così tremendamente moderno e contemporaneo.
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giornalista enogastronomico, direttore responsabile di James Magazine, ama la bellezza, gli Champagne e due colori: il nero e l'azzurro