L’anima meravigliosamente e armonicamente bipolare di Consorzio, così legata alla conservazione e allo stesso tempo così desiderosa di rivoluzione, da qualche anno ha trovato un’interprete altrettanto prismatica, lucida e allo stesso tempo irrequieta, in Valentina Chiaramonte: potrà capitarvi di sentirle dire che non sa cucinare, solo perché la sua laurea in storia dell’arte, del teatro e del cinema le ha inculcato una predisposizione principalmente estetica e culturale verso ciò che si trova a maneggiare. Invece è proprio questo approccio non appena umanistico ma olistico, a renderla non solo una grande cuoca ma sicuramente, in questo salotto esuberante e rigoroso, la persona giusta al posto giusto.
Arrivata qui dalla Sicilia, ha fatto la radiografia alla carta dei piatti storici di Consorzio e si è messa in testa di assolutizzarli, per certi aspetti ingolosendoli e per altri purificandoli. Allo stesso tempo ha iniziato la sua esplorazione della terra piemontese, restituendola col suo linguaggio: piatti audaci e diretti, con un robusto nerbo acido e un compimento sempre risolto, fresco, digeribile.
Così accanto alla sua versione degli intramontabili - dal Midollo di bue con baccalà all’Agnolotto gobbo - gli ospiti potranno trovare Ceviche di fichi d’India o Tagliatelle al ragù di cuore e ognuno potrà disegnare la propria esperienza con l’assoluta garanzia che qui si risponda sempre a un manifesto originario fatto di ricerca sulle cose piccole e spesso dimenticate e di un’inesauribile, naturale passione per i vini: quelli di cui vale la pena innamorarsi.
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modicana, giornalista, sommelier, founder di Condire Digitale. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo