Più il tempo passa e più una verità s’impone: il cuoco del futuro è sempre più quello incuriosito dal passato, il professionista capace di intendere la gastronomia come una scienza stratificata nel tempo. Non c’è dubbio che Riccardo Camanini sia uno dei pros italiani con la maggiore consapevolezza storica. In fondo, la scintilla della Cacio e pepe in vescica – il piatto di cui si è parlato di più nel nostro mondo, nell’ultimo triennio – arriva dritta da Apicio, un signore vissuto negli anni di Gesù. Qui, fare innovazione significa aver chiaro bene dove siamo arrivati, condizione necessaria per capire come procedere oltre.
Questo accade ogni giorno nell’insegna gardesana del Lido 84, un luogo magico, con le onde e le paperelle che arrivano a un pelo dalle mura del ristorante sur l’eau. Grazie al lavoro di Giancarlo, fratello di Riccardo, tutto funziona come un orologio di Leibniz: nei dettagli s’intuisce la grande profondità di pensiero, ma questa non traspare nella sussurrata leggerezza con cui i ragazzi spiegano al tavolo le meraviglie che escono dalla cucina.
Una volta seduti, il plot è più avvincente delle migliori serie di Netflix, dalla Salsa di semi di girasole con olio all’arancia alle Linguine cotte in zuppa di seppie con cavolo cappuccio freddo, marinato in aceto di vino rosso groppello fino al perfetto, burrosisissimo Kouign-Amann. Al commiato, ogni volta non vedi l’ora che ricominci la stagione successiva.
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Tavoli all'aperto
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classe 1973, laurea in Filosofia, giornalista freelance, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose dalla prima edizione (2007), collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso diverse scuole e università.
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Riccardo CamaniniCacio e pepe in vescica
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