Si è detto e scritto molto su Septime, ristorante simbolo nato 11 anni fa e fondato sull’idea di una gastronomia moderna, libera dai rigidi codici e dettami sia nel servizio che nel piatto. Creato da Bertrand Grébaut e Theo Pourriat, Septime è diventato un’istituzione di ciò che oggi viene definita bistronomia. Ma non è solo una casella da spuntare nell’itinerario lungo la Capitale. Sì, sicuramente di stampo parigino ma intriso di una poesia che viene da altrove, una freschezza angolsassone o nordica, una punta di nostalgia negli arredi, un’apparente semplicità che cela un lavoro enorme.
È un luogo in cui si ha sempre voglia di ritornare per scoprire tutte le sfaccettature e seguire la sua evoluzione. Dieci anni di una cucina che si mette sempre in discussione, che non ostenta la sua tecnica, non urla il suo impegno e la sua etica, sebbene fortemente radicati nella sua filosofia. Dieci anni per perfezionare un servizio che dovrebbe essere un esempio per tutti coloro che cercano il giusto equilibrio tra eleganza e convivialità. Nel piatto la purezza è sempre più tangibile, il vegetale sempre più presente, niente di superfluo, nessun orpello.
Sì, l’hype c’è. In quella clientela cosmopolita che non nasconde l’entusiasmo di avere un tavolo qui, in quel turbinio di vibrazioni che i due soci hanno generato assieme a: Clamato, sul quale soffia una brezza marina, Septime La Cave, per gli ottimi vini naturali, Tapisserie, per una pasticceria che si scosta dai cliché francesi.
+33143673829
articolo a cura degli autori Identità Golose