Non sappiamo di preciso dopo quanti anni un ristorante possa diventare un’istituzione culinaria, ma certo è che I Sette Consoli di Orvieto lo è a tutti gli effetti da tempo immemore. Una vera e propria cattedrale gastronomica, costruita dopo decenni mattone su mattone, fondendo classicità, gusto e materia prima, in poche parole un luogo d'infinita bontà.
La famiglia di Anna Rita Simoncini e Mauro Stopponi, insieme a Serena in sala, sono le fondamenta incrollabili di questo miracolo umbro, legami generazionali che sono la base di solidità assoluta su cui sono cresciute architetture raffinate e suadenti, piatti che di anno in anno si rinnovano ma che mantengono intatti la stessa freschezza e lo stesso entusiasmo dei lontani esordi. Un lungo racconto in cui spesso ho preferito porre l’accento sulla sfavillante cucina di Anna Rita, dimenticando di decantare una sala che invece merita di essere citata come parte integrante del fascino del ristorante: elegante, intima, rilassante, con meravigliosi quadri d’autore e una mise en place perfetta, l’ambiente ideale in cui Serena sembra ormai padrona felice e sicura.
In questo contesto non si può che godere a tutto tondo e la citazione dei piatti è solo l’ultimo capitolo di una esperienza che è orami sinonimo di certezza: Lumache fritte alle erbe aromatiche; Cappellacci di animelle di vitello e carciofi; Pernice arrostita, verze e prugne secche al lardo; Piccione con la scaloppa di foie gras e i funghi Cardoncelli. Tanta cucina e tanto realismo. Tradotto: siamo semplicemente al cospetto della sovranità dell’eccellenza.
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Tavoli all'aperto
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giornalista enogastronomico, direttore responsabile di James Magazine, ama la bellezza, gli Champagne e due colori: il nero e l'azzurro