Vendita del tonno al celebre Tsukiji Market, il più grande mercato del pianeta per il pesce, prossimo al trasloco. "Dà un’idea del lavoro che c’è alla base per sfamare cotanta umanità", scrive per noi Gianni Revello, appassionato di gastronomia e arte contemporanea (foto bestlivingjapan.com)
Tokyo è al centro della più grande megalopoli del mondo, inurbamento che raccoglie quasi 40 milioni di abitanti. Al centro del centro v’è un vuoto, un interdetto, circondato da alte mura: il vastissimo spazio che racchiude i giardini e i palazzi imperiali, i quali si possono vedere solo dall’alto, da molti punti di osservazione. Ad esempio seduti in prima fila sulle comode poltrone dell’Idemitsu Museum, dotato peraltro di una raffinata collezione di arti classiche giapponesi, visibili in mostre temporanee di pregio, nel caso della nostra visita l’esposizione di pressoché tutta l’opera di Sengai, il più grande pittore giapponese, in stile sumi-e, nella leggerezza profonda dello spirito zen.
Altrettanto interessante l’elegante e raccolto Ota Museum, per la sua vasta collezione di stampe classiche ukiyo-e (immagini del mondo fluttuante). A titolo esemplificativo, ora vi sono esposte le “Cento vedute della Luna” di Yoshitoshi, a seguire nei prossimi mesi le più note “Trentasei vedute del Fuji” di Hokusai.
Nelle vicinanze di questo museo, con uno dei balzi culturali e temporo-spaziali repentini, ai quali Tokyo talvolta sottopone, c’è Takeshita, la via dove transitare in una straniante contemporaneità teatrale di un kitsch giapponese che veste persone, negozi, cose.
Per quello che forse è il più bell’edificio moderno della città, il Tokyo International Forum è un grande centro multiculturale, con una propria collezione permanente d’arte e con esposizioni temporanee di livello.
L'imponente Mori Museum
Ma Tokyo è anche con ogni probabilità la città più interessante al mondo per gli appassionati delle più varie tipologie di ristorazione e di cibo. Relativamente a questa costellazione incredibilmente multiforme non basterebbe un anno di diuturne esperienze per formarsi un’idea un minimo completa di quello che colà viene offerto.
La visita al Tsukiji Market, il più grande mercato del pianeta per il pesce, ormai prossimo al trasferimento in altra sede molto meno accessibile, dà un’idea del lavoro che c’è alla base per sfamare cotanta umanità. E ai lati del mercato tutto un mondo caotico e pittoresco, tra l’autentico e il devastato dal turismo.
Per la ristorazione per ovvie ragioni di tempo s’è dovuta fare una scelta radicale, a volte anche imposta (certi ristoranti anche con largo anticipo sono prenotabili con estrema difficoltà). Abbiamo privilegiato le forme tendenzialmente più classiche, quelle dello stile kaiseki e affini. Bellezza delle forme, profondità del pensiero, raffinatezza del gusto, leggerezza (a Tokyo non privandomi certo di nulla sono riuscito persino a dimagrire: arte e magia di quella cucina).
Una composizione di Seiji Yamamoto, grande interprete di cucina al Ryugin, quartiere Roppongi
Altri due kaiseki di valore da segnalare (nel loro genere entrambi nei primi dieci dell’accurato, tra pregi e difetti, sito locale di recensioni in rete): Seizan, consigliatomi anche da Zaiyu Hasegawa di Den. E Tagetsu dove concordare in precedenza un selezionato menu, nel nostro caso splendido pranzo di prelibatezze, tra le quali i funghi matsutake.
Riguardo al sushi, nell’impossibilità di visitare quelli che sono dai più considerati il top, Saito e Sugita, s’è preferito l’originalità (utilizzo di un particolare aceto rosso per il riso) e il prezzo/qualità di Tokami, dove un giovane chef tratta una materia prima di livello massimo (essendo rifornito da uno dei più rinomati commercianti di tonno dello Tsukiji, lo stesso che fornisce Saito e non molti altri) così da trarne qualche pietra di paragone.
Nel quartiere di Ginza, a Chuo Dori, merita la visita uno dei tantissimi grandi magazzini di Tokyo, il Mitsukoshi, ma per i suoi due immensi piani sotterranei colmi in modo sorprendente di ogni sorta di cibo di qualità, tra dolce e salato, crudo e cotto.
I crostacei di Fukamachi, tempio del tempura
Ligure, appassionato di arte e gastronomia, nell'attesa di ciò che mangerà talvolta scrive di ciò che ha mangiato: buono da scrivere, buono da mangiare