Il 2017 è un grande anno. Perché è dai cuochi, dai produttori, dal lavoro di mani operose e di menti intelligenti che parte il rilancio del nostro territorio. Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona finalmente fanno squadra, si uniscono in un progetto comune e appassionato che vuole accendere un faro su un territorio così ricco di eccellenze enogastronomiche che non valorizzarle sarebbe una follia e un’occasione perduta.
Abbiamo tutto. Lo capisci quando ti siedi alla tavola dei fratelli Cerea a Brusaporto, in provincia di Bergamo. Qui trovi l'accoglienza l'eleganza, la modestia e l'amore che si provano entrando in casa di amici, eppure sei seduto in uno dei ristoranti più importanti d’Italia e del mondo, garante delle nostre più nobili tradizioni. Non si tratta solo di buon cibo, ma di forza di carattere e dedizione, di radici profonde difese senza compromessi, coltivate con amore, salde nella terra per dare frutti di altissima cucina. E lo capisci quando da cucine così importanti escono dei giovani che decidono di intraprendere con successo un personale percorso imprenditoriale chiamato deGusto, che unisce la spillatura della birra artigianale a piatti ricercati in un ambiente piacevole e informale. È sempre la somma di persone, cucina e atmosfere che fanno di un locale un grande ristorante, di qualcuno che cucina un grande cuoco, di un cliente seduto al tavolo un ospite felice che non vedrà l'ora di raccontare la sua esperienza ad altre 10, 100, 1000 persone.
I celebri Tortelli di zucca della famiglia Santini, 3 stelle Michelin al ristorante Dal Pescatore di Canneto sull'Oglio (Mantova), un vessillo gastronomico di East Lombardy (foto Brambilla/Serrani)
Capisci che abbiamo tutto quando vedi la scintilla negli occhi di
Daniel Facen di
A’Anteprima di Chiuduno, in provincia di Bergamo, tra gli unici rimasti a fare cucina molecolare, un territorio difficile e inesplorato, ma che ha deciso di seguire anche dopo il passaggio delle mode. L'elemento trainante di questa storia resta la forza del carattere e la voglia di non arrendersi e fare sempre meglio, il desiderio di combattere per ciò in cui si crede, non importa quello che pensano gli altri.
Lo capisci quando vai in Franciacorta, una delle terre del vino più prestigiose del mondo, e ti siedi sulla terrazza dell'
Albereta Relais &
Châteaux per ammirare il verde delle colline e dei vigneti con il lago d'Iseo che fa capolino all'orizzonte, nel silenzio più assoluto. E poi esce l'anguilla affumicata di
Fabio Abbattista, pesce locale difficile da cucinare, che lo chef, con caparbietà, ha reso un piatto che ti rende felice.
La stessa sensazione la provi quando entri alla
Madia di Brione, dove un cuoco solitario e mai sotto i riflettori ti fa gioire con prodotti che seleziona a uno a uno, facendone una missione e trasformandoli in piatti così sostanziosi, buoni e concreti, che non puoi non tornare a sederti a quella tavola. Sono persone come
Michele Valotti che dimostrano come una trattoria ben gestita possa far vivere – al giusto prezzo - l'apoteosi del gusto quanto un ristorante gourmet. Lo stesso soffio caldo ti arriva sulla pelle entrando all'
Hosteria 700 di Cremona, dimora antica a pochi metri dal Duomo, situata al piano terreno dell'antico palazzo della famiglia
Barbò, dove si può assaggiare la vera cucina cremonese, fatta di piatti veritieri e sublimi, che tracciano un segno indelebile fatto di sapori antichi, pronti a ripresentarsi alla memoria in momenti inaspettati. La bellezza e la storia sono dentro e fuori ai ristoranti, così come accade all’
Osteria la Sosta, sempre nel cuore di Cremona, dove un’intera famiglia lavora gomito a gomito per valorizzare la freschezza dei prodotti locali.
Lo capisci quando vai a Montichiari, un paese nella bassa bresciana che conoscono in pochi, e trovi un imprenditore temerario e appassionato con quattro figli -
Mino dal Dosso - che ha venduto l'attività di famiglia per creare
Salamensa, un ristorante che sembra un'astronave tecnologica con 4 cucine in cubi di vetro da cui puoi vedere - mentre mangi - lo spettacolo di panificatori, cuochi e pasticcieri che creano da zero quello che hai nel piatto. Un rischio economico importante, in una zona poco battuta e fuori dai giri turistici, fatto con la volontà di radicarsi e rilanciare un territorio. Questo coraggio ti fa capire che nell'
East Lombardy c'è fermento, che c'è voglia di osare, che lo sguardo è rivolto al futuro.
Lo capisci quando vedi la generosità e l’allegria con cui i fratelli
Tamani, all’
Ambasciata di Quistello, mettono in scena ogni giorno l’opulenza della cucina mantovana, tra fiori, candelabri, velluto, pile di libri e vasi di fiori, in un luogo magico dove lo sfarzo si rispecchia nelle porzioni
anti-minimal. E, ancor di più, lo capisci quando senti parlare a bassa voce
Nadia Santini del
Pescatore di Canneto sull'Oglio, in provincia di Mantova, che con modestia e riservatezza, ti racconta la sua cucina fatta di colori delle stagioni, spiegata con così tanto amore e dettagli che, mentre parla, nella mente si accendono le immagini di quegli ingredienti appena colti e il naso sente il loro profumo. Una donna forte, capace di entrare in punta di piedi nel "maschile" mondo della ristorazione e imporsi come una delle tavole migliori d’Italia senza alzare la voce, ma con la forza dirompente di un piatto semplice che lascia a bocca aperta. Energia femminile che sempre più dovrà diffondersi nelle cucine professionali se vogliamo che la gastronomia italiana si imponga sulla scena internazionale.
Il Torrone di Cremona, simbolo tra i simboli più apprezzati della gastronomia di Cremona e East Lombardy
La nostra
East Lombardy non è una meta imperdibile solo per il numero di indirizzi golosi, ma per la forza di volontà e la dedizione delle persone che stanno dietro a quei ristoranti e a quei prodotti. Le 4 province unite sono un percorso fatto sì di piatti, ma anche di sacrifici e ore di lavoro, di momenti duri affrontati mandando giù la tristezza e facendo emergere il sorriso, con tanta voglia di non mollare.
Finalmente è arrivato il momento. Non è più un sogno o un progetto da rimandare a domani, ma ora proprio ora, è diventato una realtà concreta e operativa, che porterà un reale beneficio al territorio con iniziative coinvolgenti e interattive, e che faranno collaborare tutti i protagonisti dell'enogastronomia: chi lavora la terra, chi cucina, chi mangia, chi guida le istituzioni.
Annalisa Leopolda Cavaleri
giornalista professionista e critico enogastronomico, è docente di Antropologia del Cibo e food marketing all'Università di Milano e all'Università Cattolica. Studia da anni il valore simbolico del cibo nelle religioni e collabora con alcune delle più importanti testate del settore