L'Osteria dell'Oca Giuliva di viale Bligny 29. «La considero un po’ casa mia», spiega Sandra Ciriello, maître e sommelier del ristorante Alice di Eataly Smeraldo, «il cibo è quello da vecchia trattoria, con una punta di meridionalità». «Una preziosa insegna di fascia media», conviene con Viviana Varese, chef di Alice e coautrice del nostro articolo su Milano «che sono sempre più in merce rara in città»
SANDRA. Sono nata a Ostuni, in Puglia, ma all’età di due mesi vivevo già a Milano. In questi anni ho assistito un po’ a tutte le evoluzioni della ristorazione cittadina, profondamente cambiata negli ultimissimi tempi. I ristoranti di fascia alta si sono moltiplicati, ed è certo un bene; di contro però quelli di fascia media stanno un po’ sparendo e questa è forse la cosa che mi spiace di più.
Ricordo che da bambina andavamo con la famiglia alla domenica a mangiare in una bocciofila in zona Gratosoglio: facevano una pasta al pomodoro che ancora me la ricordo. Oggi è difficile trovarne di così buone, forse perché nelle trattorie non ci sono più le nonne di un tempo, quelle che passavano del tempo a insegnare ai figli a cucinare e a mangiare. Tuttavia, c’è qualcuno che resiste: l’Oca Giuliva, in Porta Romana, a due passi dalla Bocconi, la considero un po’ casa mia. Quello che mi piace di questa trattoria è la presenza diffusa di oche, in ogni senso: il cibo è quello da vecchia osteria con una punta di meridionalità, data dal proprietario di origini calabresi.
Ogni volta che mi vedono arrivare è una festa, e la prima cosa che mi portano a tavola, perché sanno che ne sono golosa, è la loro focaccina. È una cucina di tutti i giorni, quella che non ti delude mai. L’unica pecca che imputo a Luigi, il proprietario, è la carta dei vini. Ma forse è meglio così perché ogni tanto persino io sono felice di astenermi dal bere. Un altro mio posto del cuore si trova in una zona molto remota della città, dalle parti di viale Jenner. È un’insegna siciliana. Fanno una pasta alla norma da urlo e degli arancini buonissimi.
Il gelato al pistacchio salato della Gelateria della Musica, la passione di Viviana
VIVIANA. Sono piuttosto d’accordo con Sandra: a Milano gli indirizzi gourmet sono in aumento vertiginoso. Ne stanno facendo però un po’ le spese le osterie, i posti buoni e a buon mercato. In questo senso, uno dei miei indirizzi preferiti è sempre il Ratanà di Cesare Battisti: piatti di fattura semplice, sempre buoni. Ma a me piace soprattutto perché firma l’aperitivo migliore della città: ti mangi un mondeghilo, un’olivetta, un carpaccino accanto a bel bicchiere di vino, e sei felice.
Il Pan meino della pasticceria Andrea Besuschio ad Abbiategrasso, un dolce tradizionale da intingere nella panna liquida fredda. «Ogni volta che vado lì, gli svaligerei la vetrina», spiega Viviana, golosissima di dolci
rispettivamente maître e sommelier di origini pugliesi e cuoca salernitana, hanno aperto il ristorante Alice in viale Adige a Milano nel marzo 2007, guadagnando la stella Michelin. A marzo 2014, il trasloco al primo piano di Eataly Smeraldo