Cafe Mogador, cucina marocchina nell'East Village (foto sideways.nyc)
New York City come Bologna? Ma perché no! E soprattutto, se è vero che il giallo e il rosso sono i colori della mia città di origine e la sua cucina e la sua cultura la rendono la grassa e la dotta, allora i cieli di New York City, cieli del tutto napoletani, e i grattaceli felliniani che corrono al cielo come sogni caotici rumorosi, la rendono la solare, musicale e “l’alta” New York City?
Esiste anche Williamsburg, l’affaccio di Brooklyn che guarda la città e io vivo proprio qui, sull’acqua a rimirar. Questa città la capisci al meglio vivendola nella pancia e guardandola dalle rive opposte, perché ti permette di sentirne il movimento continuo e vederne il profilo, lo skyline e volerne ancora e ancora. Forse Bologna come New York City non sono mai state vicine come ora al mio cuore, come in questi anni recenti di cambio e rivendicazione di quanto amo cosa faccio, come lo faccio e le mie motivazioni. Non ho mai avuto maggior appetito di condivisone e grandi cibi come ora. La mia lista, mi correggo, i miei 4 cantoni, il mio porticato culinario si eregge di una città che non ricorda nessuno, ma rende e ha reso popolari, inestimabili ed eterni tantissimi, al punto di non ricordarne i nomi, ma solo le gesta.
Dal 2009 inizio sempre la giornata da Williamsburg, stesso quartiere, stessa casa e un paesaggio mozzafiato in continuo cambiamento. Concertazione di palazzi che crescono e locali che aprono e chiudono. Conio un nuovo termine, il quartiere generazionale, un cambio generazionale che mi ha visto su queste stesse strade avventurarmi in preparazioni a base di quinoa e alghe spirulina e ora? Vedo Italiano, cibo, cibo italiano ovunque: rivisto, inglobato, incorporato, reinventato, pasticciato e riproposto. Qui una volta svettava la mitica e sfinita, poi rimpiazzata, Villita Bakery, che offriva torte personalizzate per ogni occasione, mai viste, se non quella in vetrina, con un nuotatore vintage che sposava Pocahontas… cose di qui.
La mattina tra le memorie dei video noleggi spariti e delle sempre più preoccupanti macchine a gettoni, camminando cauto a evitar monopattini e cicli di ogni genere e stazza, mi dirigo da North Side Bakery, avamposto polacco, perfetto per molteplici tipologie di colazioni, dalla più semplice, croissant e caffe, alle salsicce e pane nero o pierogi che vanno bene a tutte le ore.
Se fosse domenica mattina, inizio di settimana ebraico, sarei passato da Acme a mettermi in fila per entrare in fabbrica, la fabbrica del salmone affumicato, per aggiudicarsi gli scraps, i treams, insomma scarti di lusso e ritagli deliziosi, delle loro migliori varietà di salmoni, dal Lox agli affumicati, una sorta di maltagliati a prezzo super conveniente e freschissimi; quanto ricchi di un gusto unico, elegante e pieno di tradizione al pari degli ortodossi. Siamo nel loro quartiere, in preghiera ed elegantissimi, sorridenti in panchina davanti a una città che fa ancora finta di dormicchiare. Uno sbadiglio e grande saluto con in mano un caffè amaro, bruciato oleoso, bollito tutta la notte, ma perfetto accostamento con un bagel preso da Peter Pan: che fortuna che sei per me Williamsburg!
I tavoli outdoor di Lucciola, 621 Amsterdam avenue, Upper west Manhattan
Ippudo NY
Ramen e bao a casa di pescatori giapponesi, dal primo saluto si è a Ippudo.
Joe's Shanghai
Soup dumpling cinesi, tortellini giganti con il brodo dentro (io mi porto il Balsamico di Giusti da casa…).
Burger Joint
Hamburger senza fronzoli, pensavi fosse un hotel… invece, dietro a una tenda rossa, si cela il miglior hamburger di sempre: mai pretenzioso, ordinane subito almeno due!
Cafe Mogador
Cucina marocchina. Un’istituzione dell’East Village: dove si spacciava crack ora si mangia alla grandissima. Sbarcato anche a Williamsburg, io preferisco l’originale: pane, carote e tajine da non perdere. Il miglior tahini di sempre.
Ilili
Cucina libanese. A cena in un sontuoso corridoio di una nave fenicia, ottimo bar e cocktails, magnifiche mezze. Vicinissimo al Flat Iron, magnifica passeggiata.
Levain Bakery
Cookies, i migliori di tutta New York City. Non perdetevi i mitici chocolate chip walnut cookie, croccanti fuori e morbidissimi dentro. Mangiatene uno solo, se possibile mezzo e niente bagno per le 72 ore a seguire!
Miznon
Cucina Mediterranea di Nazareth al Chelsea Market. Ordinate sabich, cavallo al forno da mangiare a mano con il tahini, le patate prese a pugni e shawarma. Dite che vi ho mandato io o chi volete voi sorridono sempre!
Starbucks Reserve Roastery New York
Caffetteria per Ingegneri e Architetti e ode alle panificazioni di Princi
Pizza San Matteo
Pizzeria Napoletana, pizza in Napoletano dalla prima all’ultima. Spazio minuto e di qualità sempre.
Barney Greengrass
Lox, salmone affumicato e la miglior frittata di scalogno e salmone e cortina di yogurt, bottega e ristorante immutati dai primi del Novecento. Che viaggio!
Wah Fung Fast Food
Chinese Barbecue: anatre e maiali caramellati deliziosi, in tutte le forme possibili, accettati e propinati per voi su un ceppo di legno irriducibile con tanto di accetta sorrisi e zero inglese! Take out only.
Le bistecche di Debragga
Marlow & Sons a Williamsburg (foto Frances F. Denny per The New Yorker)
classe 1975, nato a Riccione e cresciuto a Bologna, dopo la formazione ad Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, nel 2009 si trasferisce a New York City, mettendo radici. Chef e consulente curioso e di successo, tra le tante attività è patron di Lucciola, insegna di cucina italiana a 3 isolati da Central Park