Non è un semplice ristorante ma un autentico mondo questo locale in un luogo poco glamour (tra concessionari d'auto e discount) alla periferia di Padova, che pure da tre decenni è un monumento dell'ospitalità italiana. In cucina c'è Massimiliano Alajmo, che fu il più giovane tristellato italiano e che non smette di crescere, un adulto che non perde la voglia di giocare, mentre in sala si respira ancora la presenza ora meno assidua del fratello Raf, maestro di cerimonie di assoluto spessore passato a guidare le attività dell'intero gruppo. A lui è dedicato un menu che celebra le sue passioni, dai Tortelli di brodo di sedano rapa con Castelmagno alla Capasanta alla brace con intingolo di acciughe, cavolo nero e arancia.
L'altro menu, "Max", sciorina tra l'altro il Piccione al bergamotto con radicchietti amari. Ma se è la prima volta che capitate da queste parti (fortunati!) meglio optare per il Classico, con il leggendario Cappuccino (di seppie al nero oppure Murrina) e il Risotto "Passi d'oro" che si ispira all’opera di Roberto Barni esposta agli Uffizi. Un citazionismo affettuoso che rappresenta uno dei culmini dell'alta cucina.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive