Barabba

Porta il nome del brigante evangelico vissuto al tempo di Gesù uno dei locali più di successo di Copenhagen. È il primo, in ordine di tempo, di una piccola serie già nutrita, composta dal veneziano Riccardo Marcon, un ragazzo che si fa il mazzo da tempo nella terra da Amleto, ora alla regia anche di Propaganda e Bar Vitrine.

Barabba è un locale con un lungo bancone, diversi poster (ce n’è uno enorme di Pavarotti accanto alla scritta al neon “vino”), graffiti al muro e un insieme di sedute spalmate su un bancone e due sale, col volume tenuto alto dall’inizio alla fine. Un luogo super-groove in cui sciamano rapidi camerieri con piatti precari, che mettono assieme ingredienti e trasformazioni “italiane”. Lo diciamo tra virgolette perché non possiamo parlare di ortodossia se il ragazzo, che ebbe un importante imprinting al Noma, vive qui da lustri.

E così, la focaccia di lievito madre gronda ricotta e miele, i Ravioli sono di coniglio con acqua di pomodoro e rucola, i Tagliolini impilano asparagi verdi, tuorli d’uovo e scampi dei fiordi, il maiale iberico si agghinda con tarassaco e nespole. Cucina italiana trans-nazionale libera e piacevolissima.