Abbruzzino Oltre. Luca Abbruzzino sceglie per il suo nuovo ristorante un nome presago di evoluzione, di superamento, per declinare poi un’eulogia del vuoto. Lo sforzo di superamento di se stessi, dichiarato come obiettivo di questa nuova esperienza, approda a una dichiarazione di libertà assoluta dello chef attraverso questa affermazione del vuoto come principio guida. E prima di sedervi a questa tavola d’eccezione calabrese il manifesto politico di Luca è tutto quello che avrete a disposizione per farvi un’idea. O meglio per non farvela. Che il vuoto è libertà per lo chef ed allo stesso tempo libertà per gli ospiti.
Venite a sedervi a questa grande tavola liberi e disponibili ad ascoltare quello che in quella stagione, in quel mese, in quel giorno Luca Abbruzzino ha da dirvi. Luca è, nella sua generazione, forse la mano più felice e istintiva fra gli chef calabresi, ed in questo suo “nuovo posto” esprime il meglio di sé. La cucina è pulita, netta, lucida, intensa e lunga nel sapore, golosa e ricca di gusto, rigorosa e precisa nelle cotture e nelle consistenze. È tempo di lasciare i vestiti... e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi.
si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce nel secolo breve, italiano e meridionale. Ma è pura fortuna. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché fortunatissimo.
si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce nel secolo breve, italiano e meridionale. Ma è pura fortuna. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché fortunatissimo.