Prendi da una parte un grande chef argentino e dall’altro una straordinaria cultura gastronomica, quella basca; fa in modo che il primo rilevi un indirizzo storico in cui la seconda è sempre stata protagonista; shakera bene e avrai ottenuto Ibai, indirizzo di delizie (ri)pensate da quella gran volpe di Paulo Airaudo.
Ibai è la certificazione di come una cucina di prodotto e di tradizione possa acquistare una marcia in più, se passata attraverso il filtro di uno chef di altissimo livello, che s'avvale sul posto dell'italiano Nicola Baron. Gli assaggi sono (quasi) tutti clamorosi, pensiamo allo spettacolare Salpicón de bogavante (aragosta con emulsione della sua testa, pomodorini e vinaigrette di shiso. Finalmente un'aragosta con senso) che è una meraviglia croccante; segue la degustazione di kokotxas (le gole di baccalà, qui in tre cotture: confit, fritte e alla griglia) di struggente bontà; e il mero (un pesce simile alla cernia), cotto magistralmente e accompagnato da verdurine magnifiche, passate al carbone... Persino il finale è insieme didascalico e d’autore: il classico flan, cremosissimo, è arricchito generosamente di caviale oscietra.
Si esce felici.
classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it
classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it