Il doppio nome? Semplice: al piano terra Smyth, lo spazioso, moderno e sciccoso ristorante tristellato, con ampia cucina a vista. Sotto, il cocktail bar più alla mano con luci basse, drink intriganti (vedi il curioso Fig Destroyer), frittate da urlo e uno dei migliori hamburger in town.
A gestire il tutto, più che altro ai fornelli, la coppia (nel lavoro come nella vita) formata da John e Karen Shields, cresciuti entrambi sotto le ali di Charlie Trotter, lo chef più illustre della vecchia Chicago. Si deve a loro la piacevole impronta di comfort food rivisitato del locale, fortemente votato alla stagionalità e alla qualità della materia prima (in arrivo dalla fattoria di proprietà fuori città), con aggiunta di qualche tocco orientale e interessanti svolazzi creativi.
Savoir faire, buon gusto e accostamenti a sorpresa sono di conseguenza parte integrante del menu, che si tratti di Barbabietola al ragù (Bolognese sul menu) e ribes nero, Uova alla diavola con pasticcino di foie gras, Bistecca alla brace con brioche al cioccolato piuttosto che Piccione in acetosella con miele bruciato e petali di rosa. Bravi, avanti così.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).