Tonno rosso del Giappone, tartufo nero, Wagyu A5, aragosta, caviale beluga N25… Leggendo gli ingredienti di Ynyshir, risulterebbe facile inquadrare il ristorante di Gareth Ward tra quelli che utilizzano materie prime pregiate per giustificare prezzo e sfarzo.
Ma Ynyshir è molto di più. Ward è un cuoco schietto che va dritto al sodo. C’è un’atmosfera gioviale in cucina, i tavoli si affacciano sulla knife action. «Gli ingredienti guidano, gli aromi spingono, i grassi alimentano, le proteine fissano» è il motto dell’insegna. Il quale si traduce in piatti e bocconi incredibilmente gustosi, ricchi di gusto, umami, sapidità, intensità. Sapori esplosivi, ispirati soprattutto dall’Asia, Tailandia (gamberetti al curry verde), India (aragosta Satay Thaidori) o Giappone (ventresca di tonno, zenzero e wasabi).
Ynyshir ha il suo costo, non solo per gli ingredienti ma anche perché è un vero e proprio spettacolo. È stato paragonato al fu Faviken perché sperduto nel cuore del Galles, con tipì nel giardino rigoglioso e rivestimenti in pelliccia a dare il benvenuto nel rustico cottage. Ma non è Faviken. Ha una sua storia e una sua filosofia. Che lasciano il segno.
articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)