Nell’ambito dell’alta cucina (alta-alta) esistono almeno due tipologie di ristoranti diversi: quelli più classici, che puntano su cibo&vino&servizio, e altri che spettacolarizzano invece all’estremo quanto accade a tavola, sono format a parte perché puntano molto sull’emozionalità e il coinvolgimento del commensale. Gaggan è tra questi ultimi.
Ogni spettacolo ha il suo grande mattatore: qui è lo chef-patron Gaggan Anand, attoriale e debordante. Ti presenta al tavolo cervelli di topo arrosto (che però non sono tali, somigliano solo) e ti spiega come li ha cucinati, ti spinge a cantare a squarciagola e a ballare alzando il volume della sua playlist, sermoneggia tra una portata e l’altra, provoca tra giochi di luce, coreografie e interazione totale al bancone (14 coperti, 7 da un lato, 7 dall’altro).
A dirla così, può quasi sembrare fuffa. È che, però, lui è un grande chef, il suo è un grande ristorante, certi piatti sono di una complessità impressionante, mix stilistico che parte dall'India con echi certo thai, poi soprattutto giapponesi, qualcosa anche di mediorientale, persino francese e spagnolo. Al Gaggan si mangia benissimo e, in più, ci si diverte un mondo.
classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it
classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it