Un locale che sembra una chiesa, e che celebra la religione del cibo e dell'accoglienza secondo uno dei talenti più puri della cucina italiana. Paolo Griffa appartiene alla schiatta degli chef rinascimentali, con una visione olistica del suo lavoro, che tutto annette. Ad Aosta, in uno storico caffè nella piazza principale che lui ha fatto ristrutturare accuratamente con le Belle Arti, riportando alla luce fregi e colori originari, avanza ancora nel suo progetto di ideare una nuova cucina classico-contemporanea, che inquadri un nuovo senso del gusto e della leggerezza in una cornice rispettosa del passato.
I suoi piatti sono precisi, netti, tecnici eppure al contempo intinti in quell'ironia che solo una grande cultura può alimentare. I menu degustazione non fanno proclami, sono solo misurati sulla taglia: cinque portate a 140 euro, sette a 180, i piatti scendono dalla montagna e si tolgono gli scarponi inurbandosi volentieri: Cavolo e fontina, Tajarin di farina di castagna e zucca, Filetto di cervo poivré al pepe di montagna. Eleganza e sostanza. La sala spiega senza eccessi di nozionismo. Buona carta dei vini e attenzioni per tutto il giorno (è pur sempre un caffè).
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
+39016589196
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