Ci sono uno chef, un casaro, un macellaio, un raccoglitore, un panettiere, un giardiniere, un fermentatore e un sommelier. Non una barzelletta vintage ma una delle storie più belle della gastronomia italiana contemporanea. Quella di un borgo incantato che lo chef Ariel Hagen, fiorentino doc a dispetto del nome, ha trasformato in una meta gourmet grazie a una cucina che è semplicemente l'ultimo miglio di un percorso che dalla terra arriva sulla tavola. Sì, lo dicono in molti, ma qui abbiamo le prove.
Una villa circondata da tredici ettari di verde in cui avviene semplicemente tutto. Il carismatico Ariel si rifà a quella che lui definisce "la stagione che non c'è", quel fugace momento in cui un ingrediente è al suo meglio, a prescindere da un calendario sempre più inaffidabile. In base a questo cogli-l'attimo Ariel costruisce una serie di atti successivi (siamo al terzo) che declina nelle carte Proezioni territoriali, Pes-Care e Profondità vegetali. Straordinaria l'Insalata d'autunno, poi le Pappardelle al cibreo, l'Animella di vitello, tartufo nero, cipollotto in agrodolce. Il percorso liquido è altrettanto interessante, il servizio soave.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
Ristorante con camere
Tavoli all’aperto
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive