Zucchero, cannella e ogni cosa bella. Bene, prendete pure il classico immaginario dei mondi fatati di impresa al femminile, dolcetti e NoLo hipster e mettetelo da parte, perché quello che le ragazze di Fòla sono riuscite a mettere in piedi (e ormai a consolidare) è talmente concreto da essere magico.
Il laboratorio di pasticceria e gastronomia vegetale ha accolto la vita di quartiere e, viceversa, si è fatto accogliere: lo dimostra il vivace ma ordinato servizio al tavolo autogestito, ma anche i gruppi di genitori riuniti a merenda prima dell'uscita di scuola e la capacità di quasi tutti i clienti nell'azzeccare, dal secondo tentativo in poi, la pronuncia di Baulus (le bombe a mano di zucchero muscovado, uvetta e polpa di ananas solitamente esposti nel primo corner a destra).
Insomma, da Fòla si va innanzitutto perché si sta bene e perché si mangia bene: l'attenta missione di una cucina vegetale, no-waste e promotrice di una filiera sostenibile si rivela solo dopo essere stati invitati a mettersi comodi, con una freschezza e vivacità proporzionale a quella delle loro zuppe, dell'hummus da asporto e delle confezioni di biscotti dolci e salati esposti a scaffale. Per mangiare con criterio e a favore del pianeta lontani da paternali ambientaliste, noie mortali e insalate gusto cartone, quindi, citofonare Fòla.
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Tavoli all’aperto
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convinta che si possano cavare storie anche dalle rape, lavora su strategie di comunicazione e sulla redazione di contenuti per Slow Food Editore, riviste e aziende del mondo gastronomico