Gabriel Melim e Emil Bjelke avevano programmato di aprire il loro ristorante proprio quando è scoppiata la pandemia. Dopo l’esperienza di fine dining e connessi riconoscimenti come la stella Michelin, avevano deciso di cambiare optando per un neo-bistrot focalizzato sulla materia prima, un lusso accessibile a tutti. Ma poi il sogno è andato in fumo, o meglio, ha subito ritardi, causa pandemia. Disillusi, non potevano certo pensare a un luogo solo dove pranzare a Göteborg, la seconda città più grande di Svezia. Hanno dunque aperto un ristorante aperto tutto il giorno nell’iconico mercato coperto della città, Stora Saluhallen.
Venti coperti al bar e un paio di tavoli all’interno della cucina. Gli spazi e i macchinari sono limitati, ma, in casi come questi, diventano addirittura un punto forte. La materia prima viene reperita dai produttori di fiducia dello stesso mercato creando un circolo virtuoso. La cucina punta a valorizzare ciò che viene considerato “scarto”, rifornendosi dunque dei prodotti ittici meno apprezzati. Come per l’appunto il Bulot che dà il nome allo stesso ristorante. Queste buccine di mare non sono infatti molto conosciute in Scandinavia.
Semplice ma mai noiosa, la cucina mescola influenze asiatiche con il classicismo francese e prodotti nordici. Talvolta la location è destinata a eventi serali durante i quali vengono aperte bottiglie di vini prestigiosi.
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articolo a cura degli autori Identità Golose