«Dimmi un ristorante dove passare una serata divertente, mangiando bene, bevendo bene, rilassandosi senza troppi pensieri». «Ma certo: vai a Casteggio, alla Cave Cantù». Dialogo immaginario (ma non troppo) che già dice tutto: nel locale di Damiano Dorati e Maria Peña innanzitutto si sta a proprio agio, il luogo è di per sé bellissimo, un’ala della Certosa Cantù coi tavoli che esondano nella vasta corte interna, quando la stagione lo permette.
Merito intanto della Peña, moglie di Dorati, equadoregna di Guayaquil, gran signora di sala e cantina: è una forza della natura, travolge con una valanga di empatia, amministra un servizio amichevole eppure inappuntabile, seleziona bottiglie locali da scoprire. E merito poi dello chef: Dorati sa il fatto suo e trae mille stimoli da questo abbraccio personale col Sudamerica che diventa variazione di stile gastronomico, cui unisce pure echi asiatici. Ultimamente osa di più su questo fronte e, insieme ai piatti rassicuranti di sempre (domina il mare, inappuntabile) si lascia andare a idee fusion che dimostrano la sua abilità tecnica e la conoscenza del gusto. Sono bocconi eccellenti, la serata è assicurata.
classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it
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Tavoli all’aperto
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it