A un goloso nuovayorkese Rezdora sembrerà un nome di fantasia, magari un acronimo con le iniziali dei soci, piuttosto che i figli dello chef. Non capire il nome del ristorante non è un elemento che può ostacolare il suo successo. Una volta preso in mano il menù è ben raccontato cosa significhi Rezdora, da dove venga il termine.
L'immagine di queste donne che tirano la sfoglia non può che affascinare il pubblico americano, e naturalmente anche i critici. Così Stefano Secchi ha conquistato la stella Michelin e tre stelle dal temuto critico del New York Times Pete Wells che ha definito il ristorante "una ventata di freschezza nella cucina italiana a New York". La nostra cucina, soprattutto a New York, ha fatto passi da gigante verso l'autenticità.
Mato in Texas da papà italiano (ristoratore a sua volta) e mamma inglese Secchi non ha mai dimenticato il primo piatto di tortellini in brodo gustati da ragazzo in un viaggio in Italia e ha sempre pensato che quella sarebbe stata la sua cucina se mai avesse avuto un ristorante tutto suo. Così dopo la scuola è venuto in Italia, a Modena, per imparare l'arte delle Rezdore. Uno stage all'Osteria Francescana, entrando così nelle grazie di Massimo Bottura, sicuramente lo hanno aiutato a dare personalità alla sua cucina, ma anche a conquistare una certa notorietà in patria. La pasta è tutta rigorosamente prodotta "in da house" e lo chef stesso non disdegna di impugnare il mattarello. Naturalmente il menu degustazione principale è a tutta pasta: tagliatelle, anolini, ravioli, ma anche gnocchi. Non mancano salumi e gnocco fritto.
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dopo 29 anni, ha lasciato la redazione sportiva di Mediaset e si gode la pensione dopo aver raccontato 16 Olimpiadi, 6 Coppe America di vela, le imprese di Tomba e Pellegrini. Ora collabora con Il Foglio sportivo e il sito oasport.it. Ha un'antica passione per il cibo: è "assaggiatore" di Identità Milano dalla prima edizione