Impasti buoni, leggeri e digeribili, da farine biologiche e macinate a pietra e un’attenzione millimetrica a ogni passaggio della produzione, fino alla temperatura del forno a quella del servizio. Materie prime nell’85% dei casi siglate da un certificato biologico (una caratteristica che non amano strombazzare, perché non vogliono essere confusi con tutti quelli che lo dichiarano senza esserlo). E il servizio, easy, condito di sorrisi e modi informali per non far pesare al cliente l’evidente qualità e lo sforzo impiegato per raggiungerla.
Insomma, «Fare pizze buonissime, servite con gentilezza, in posti bellissimi» è il claim tradotto ogni giorno nella pratica in 14 pizzerie di 9 città (Bologna, Castelmaggiore, Londra, Milano, Verona, Firenze, Verona, Torino ma avremo altre aperture) dai fratelli calabresi Matteo e Salvatore Aloe, con il primo che segue la parte operativa - dalla formazione alla risoluzione di qualsiasi problema quotidiano - e il secondo che si occupa di trovare i luoghi giusti in cui aprire. Sono le alchimie di uno di uno dei casi di successo seriale che stimiamo di più.
La Berberè di Verona, aperta nell’aprile 2018, è una delle ultime nate: è un locale su due piani ma piuttosto ridotto («Siamo in attesa dell’autorizzazione per fare il dehors, che non arriva mai», sospira Matteo). Nell’attesa, è un bel consolarsi con Margherite e Bufale, le più vendute in assoluto, qui e negli altri indirizzi.
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articolo a cura degli autori Identità Golose