Se c’è un piatto che meglio di ogni altro racconta Agostino Iacobucci, quello è Napoli incontra l’Emilia: tortelli farciti con ragù napoletano e serviti con gel al basilico e spuma di parmigiano. Lo chef di Castellammare di Stabia è arrivato a Bologna nel 2012 e qui ha trovato la sua consacrazione professionale e, soprattutto, il compimento maturo della sua cucina: una celebrazione sfacciatamente golosa e tecnicamente ineccepibile di quello che i panieri della sua terra d’origine, la Campania, e quella di adozione, l’Emilia, possono offrire.
Villa Zarri è una struttura di straordinaria bellezza nella prima periferia di Bologna (dove tra l’altro ha sede l'omonima distilleria brandy). Nove tavoli in una splendida sala affrescata, una brigata tutta under 30 e una cantina, costruita dal giovane e talentuoso Iacopo Gerussi, che dà attenzione al mondo naturale ma anche grande spazio alla Francia, in particolare alla Champagne.
Il menu degustazione - in carta ce ne sono quattro, uno dedicato alla Campania, uno all’Emilia, uno alla platea vegetariana e uno a mano libera dello chef - comincia nel segno del Tarallo sugna e pepe con mandorle del cestino del pane e finisce con il suo ormai celebre Babà a tre lievitazioni, di una leggerezza commovente. In mezzo, un carosello di assaggi eleganti ma sempre confortevoli, in cui si apprezza con grande piacere la scelta di accompagnarne alcuni con una tazza di brodo, proseguo ideale, e compimento liquido, dei sapori e delle temperature del piatto.
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