Come si vede nei film americani, o per chi ci è stato di persona in America, cammini nei vicoli, giri l’angolo e ti ritrovi in un quartiere africano, giri un altro blocco, come si dice in gergo, e sei in Spagna. Ecco così anche la città di Milano nasconde nelle sue strade, quartieri che ti tuffano direttamente in altre parti del mondo. Così accade quando ti fermi davanti all’insegna di Maoji. Un tuffo in un vicolo di una Cina anni Cinquanta. Eppure siamo a Milano, in piazza Aspromonte.
L’ambiente fatto di insegne luminose retrò, insieme a poster e oggetti di vario genere, vi immergeranno nella tipica atmosfera da street food orientale. Le porzioni sono decisamente abbondanti e fumanti come tradizione che si rispetti. A differenza della conosciuta cucina cantonese, da Maoji assaggerete quella autentica dello Hunan. Da che poni lo sguardo al menu, ti rendi conto che stai per affrontare un viaggio nella Cina di aromi e piatti intensi a noi sconosciuti.
L’offerta è ampia e intrigante, a partire dal Riso in terracotta, fino ad arrivare ai “Consigli dello chef”. Si spazia da piatti importanti come Intestino con salsa tempeh, Zampe di maiale stufate a quelli più confortanti ma non banali come Costine di maiale in agro dolce, Pollo e funghi, Ravioli di maiale o anatra. Da non perdere assolutamente gli Spaghetti freschi. Il servizio è rapido ed efficiente, quel che si dice: badare al sodo, senza mai dimenticarsi la gentilezza e un buon consiglio se richiesto.
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articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)
