Spesso dei cuochi siciliani si dice che la loro cucina è chiamata a tenere insieme il mare e la montagna. Ma qui a Torregrotta, tra i Nebrodi e le Eolie, Giuseppe Geraci è chiamato a fare di più: le montagne che ha alle spalle sono le più imprevedibili, il tratto meno riconoscibile dell’Isola, e il ritaglio di mare che ha davanti è il più singolare, l'unico che l’Isola la relativizza legandola ad altre isole. E lui se la assume con semplicità, precisione, spudorata voglia di accettare la sfida e divertirsi, questa coraggiosa responsabilità di dimostrare che per rappresentare la Sicilia in modo leale e innamorato bisogna restare fedeli non solo alla sua ricchezza ma anche alle sue contraddizioni.
Lo capisci già dagli antipasti, nel passaggio da Gambero brr - ovvero Gambero rosso, purea di mela e granita al Mojito e Clairin -, dove Giuseppe ha cristallizzato la sua idea della freschezza sapida dell’estate siciliana, verso l’elegante Alici sott’olio, pomodoro secco e pane caliato, con cui ci porta nell’inverno delle più antiche e sapienti conserve. Tra le righe della cucina che ha forgiato da autodidatta, si legge la tensione a superare un limite senza mai perdere l’equilibrio.
E nella grande sobrietà della sala (che d’estate si impreziosisce di una splendida terrazza panoramica) Giuseppe ha un alleato prezioso in sua moglie Alessandra, che in questi anni ha fatto crescere una cantina tutta virata sulle piccole produzioni artigianali e allo stesso tempo una personalissima dimestichezza all’abbinamento che vale il prezzo del doppio percorso.
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose