Come può convivere una cucina d'ispirazione internazionale col più minuto dei localismi? Si può far convergere, in una sala in miniatura, eco cosmopolite e globali? La risposta è sempre affermativa se a gestire questa miniatura d'italianità e a proiettarla nel mondo è Mario Affinita, patron di questo never ending chef's table che fa dei suoi soli 5 tavoli i suoi gioielli. Incastonati peraltro in una sala che incoraggia all'intimità e al romanticismo e che, non incidentalmente, è anche del tutto funzionale alla lettura del piatto.
Talvolta astratto, talaltra provocatorio, eppure sempre foriero di quel codice che, appunto, sa parlare di Italia anche a coloro che sono meno addentro al nostro alfabeto gustativo. Esercizi di stile come quello di sostituire la pasta nella cremosa cornice dei ricci di mare, della burrata e del tartufo nero e i gamberoni che diventano canale, oltre che supporto, per un'arrabbiata "arrabbiata" per davvero e impreziosita dalla mollica al kimchi.
Il servizio, affidato alle abili doti da direttore d'orchestra di Lucio D’Orsi, si bea pure di una carta dei vini originale ma si concede pure diverse astrazioni nel campo della mixology essendo il ristorante parte della stessa struttura del primo e unico Dry Martini d'Italia, all’interno dello stesso Hotel Majestic Palace dov'è incastonata questa storia: teatro di una grande italianità a tavola, ma proiettata verso l'altrove.
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Ristorante con camere
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folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet