La presunta smania di primazia dello Chef contemporaneo è qualcosa che viene presto smentita al cospetto di questa triade di cuochi che, da qualche anno, sta risemantizzando lo storico Giglio, tavola lucchese aperta sin dal 1979.
Le basi sono solide, attinte del resto dall'Alma, la Scuola internazionale di Cucina italiana, di Colorno, dove si sono conosciuti. E difatti Benedetto Rullo, Lorenzo Stefanini e Stefano Terigi cucinano con l'imperativo di creare un'unità, una centralità di gusto, nel percorso di degustazione, davvero definita. Ogni piatto vanta assoluta luminosità e fragranza, e pur mantenendo un impianto classico nella suddivisione tra entrate, primi, secondi e dolci, i confini del gusto si confondono, generando nuove possibilità espressive per la cucina tutta.
Accade nello Spaghetto con burro, bergamotto e bottarga, dove l'allitterazione cela un manierismo di durezze arrotondate solo dall'elemento lipidico. Lo spaghetto appare, del resto, elemento totemico se è vero, com'è vero, che nell'unico menù degustazione spiccano anche nella versione amaro acidissima di melograno e ruta, o affondando in un territorio altro ed evidentemente adorato come lo Jura, che omaggiano nella combinazione tra vin Jaune e Comté. Ma la passione per le trinità pervade tutto, e difatti quasi tutti i piatti si avvitano attorno a tre ingredienti, poco più o poco meno, e mai disdegnano, pur nella manifesta propensione all'avanguardia, di scoprirsi votati al classicismo come fa la splendida sogliola al tartufo nero e Champagne.
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Tavoli all’aperto
folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet