Capitiamo in quest’insegna defilata dal folle sciame turistico in una torrida giornata di luglio e già ci rassereniamo per la pulizia contemporanea degli arredi e il sorriso di Benedetta Fullin e Manuel Trevisan, antidoti agli stereotipi e alle sbrigative accoglienze veneziane.
Altra sorpresa: in cucina, ad armeggiare cicheti, canoce e schie non c’è un figlio della Serenissima ma un ragazzone napoletano, Salvatore Sodano, fratello e collega di Francesco, due cuochi che si tengono lontani dagli stereotipi come Superman dalla criptonite. “Tato” è capace di felici cortocircuiti tirreno-adriatici come Tonno, cetriolo e nervetti (le cartilagini di zampe di vitello della Serenissima ma anche del per ‘o muss campano) con qualche incursione asiatica come nei Pelusielli con peperone rosso arrostito e limone nero, uno dei primi piatti che ci ha colpito di più nell’ultimo anno, per cromatismi e bontà.
Belli sereni, arriviamo a fine pasto, al carrello dei distillati da favola di Manuel: di frutta (corniole, mirtilli, pesche…), grappe venete quasi tutte di Capovilla, friulane, trentine, piemontesi. Un piccolo scrigno di civiltà.
laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt