L'uomo dei carboni ardenti, Errico Recanati, sembra dabbero essere riuscito a far indossare alla rude brace l'abito da sera nel suo ristorante di Loreto, dedicato alla nonna Andreina che gli ha insegnato il rispetto per i tizzoni. Lui di suo ci ha messo una capacità di estrarre da una cucina "di genere" un'espressività fine dining che gli è valsa l'attenzione non solo dei pasdaràn della carne. Qui la cottura primoridale è vista come atto fondativo, come scintilla creativa che poi dà vita a un universo di gesti e percorsi, alcuni capaci di insospettata delicatezza.
I due menu celebrano l'uno il Fumo (Ventresca ai carboni, Zabaione ponzu e asparago di mare, lo straordinario Cacio e sette pepi e Piccione+Anguilla) e l'altro le Fiamme (Riccio alla brace in consistenza e limone bruciato, Canocchia, cinghiale e corallo, Germano da Loreto a Pechino, e il Cuore) mostrando toni tratti da una tavolozza sorprendentemente ricca, e perfino i dolci arrivano dal più bell'inferno che ci sia dato immaginare. La carta dei vini parte dalle Marche e arriva molto lontano, il servizio è perfetto, ma comunque è sempre l'omerico Errico a dominare la scena.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
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Tavoli all’aperto
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