Krèsios

Beppe Iannotti è come quei calciatori dal talento cristallino ma inclassificabili quanto al ruolo: trequartista? Fantasista? Falso nueve? Lui non contribuisce a sciogliere il dilemma continuando a surfare su un'onda tutta sua, che alcuni nemmeno vedono.

Le caratteristiche della sua cucina sono il rifiuto della tradizione fine a se stessa (malgrado sia piena di riferimenti al suo territorio, che è l'altra Campania, quella non napoletana), una fervida inquietudine, il piacere o forse l'urgenza esistenziale di spiazzare, provocare, sollazzare il cliente, che è poi il suo modo di mettersi al suo servizio, senza compiacimenti ma su un livello di parità: io ti do tutto me stesso, tu fanne ciò che vuoi, e amici come prima.

Certo, poi ci sono i piatti, file criptati contenuti all'interno del misterioso menu Mister Brown, di chiara ispirazione tarantiniana, che cambia ogni giorno secondo stagioni e mutevolissimi estri. Si deve andare e osare, consapevoli che la cucina del Krésios è imperfetta per definizione, personale, piena di spigoli eppure è quanto di più moderno ci sia in Italia. Il tutto in un casolare sperduto di una delle più trascurate province italiane, il Sannio, pensa tu.