Drink Kong

Sempre più essenziale, sempre più sottrattivo, il locale gorillesco del rione Monti propone la sua quarta drink list in sette anni (ma ogni anno c'è un aggiornamento, quindi nulla resta fermo a lungo qui), che si chiama Flux e che ha un motto più minimalista di Mies van den Rohe: "Nothing is everything", nulla è tutto. Patrick Pistolesi e i suoi ragazzi hanno lavorato duro per isolare chirurgicamente soltanto di elementi essenziali di ogni idea, in una ricerca di purezza sintetizzata dal flusso che tutto scarnifica come un lavacro. Del resto qui la semplicità è sempre stata di casa e anche nell'epoca (passata?) dei drink coreografici si servivano cocktail senza fronzoli in bicchieri puliti. Il nuovo menu, come sempre bellissimo anche come oggetto, disegnato dallo studio Gianvenuti come fosse il libretto dei testi di un album dei Radiohead, propone una gran varietà di spirits, senza prevalenze né specializzazioni, anche se va segnalato un certo ritorno del rum. Ogni cocktail è una hit dal suono nitido, cassa dritta, tra sperimentalismo e verticalità. Un esempio? Il Be(e)true(t), tutta la verità sulla barbabietola, com gin Silent Pool, zenzero e mostarda acida. Sublime. Cresciuta negli anni anche la parte food, piccole cose di ottimo gusto. E in fondo, quasi un secret bar, il Nite Kong, altro punto di vista sul bere miscelato.