Montegrigna Tric Trac

Fino a qualche anno fa, il buongustaio milanese con desiderio di pizza buona aveva un’unica scelta possibile: armarsi di pazienza, prendere l’auto, impostare il TomTom (esiste ancora?) su “Legnano, via Grigna 12”, sedersi quindi al tavolo – conveniva e conviene prenotare – del Montegrigna Tric Trac, un localone peraltro piuttosto anonimo e rumoroso. Però al forno c’era (e c’è) lui, Bruno De Rosa, praticamente una luce nel deserto dell’allora desolante panorama meneghino della pizza.

Oggi Milano offre molto, moltissimo. Ma una tappa da De Rosa fa sempre bene al cuore e al palato. Si sprecano gli aneddoti sul suo menu infinito, un librone con 150-200 proposte dal quale era praticamente impossibile fare una scelta ponderata, e sulla varietà di impasti: oggi son “solo” 14 (quat-tor-di-ci! Senza contare gli speciali fuori menu. Enkir, integrale di Tramonti al finocchietto, con farine di mais ottofile e 00 bio, di farro e segale, alle erbe e al peperoncino, al limone, allo zafferano e così via elencando) ma sospettiamo che in passato fossero persino di più. Uno dice: De Rosa è pazzo. Pazzo sì, per l’arte bianca e per l’Inter: perché pescando da questa sequenza sproporzionata, eccessiva di lavorazioni, si scopre che tutto è realizzato con tecnica e passione, che ognuna ha un senso anche se un senso non ha.

L’ultima volta che siamo stati da lui, tra le tante delizie, abbiamo anche assaggiato una pizza incredibile: impasto tramontino di mais viola, grano rosso e grani antichi, topping con pomodorini gialli e rossi, parmigiano reggiano 100 mesi, burrata e Concerto, un antico liquore alle erbe di Tramonti. Pizza al liquore? Sì. Assaggio incredibile, estremo, buonissimo. De Rosa è un maestro assoluto.