03-06-2014
A sinistra, Renè Redzepi del ristorante Noma di Copenaghen, premiato domenica scorsa da Luciano Bertello, presidente dell'Enoteca del Roero di Canale, Cuneo, con "Orti e frutteti. Un paesaggio di casa", un premio in passato riservato ad altri grandi protagonisti della cucina mondiale come Alain Ducasse, Michel Bras, Antonio Santini. Un bagno di folla per il cuoco danese, che ha ringraziato dando alcune ghiotte anticipazioni sul presente e futuro della sua insegna
Renè Redzepi scende in Italia e il rumore che provoca è più fragoroso che mai. Persino in una soleggiata e tranquilla domenica di giugno nel Roero. Ogni anno da sette anni, l’Enoteca Regionale di Canale nel Cuneese omaggia una personalità capace di sottolineare con la sua cucina il valore dei paesaggi agrari. Gente del calibro di Victor Arguinzoniz, Michel Bras, Alain Ducasse, Antonio Santini. «Con Redzepi è stata una vera e propria caccia», ha aperto l’affollatissima conferenza stampa il presidente dell’Enoteca Luciano Bertello, «non è stato facile inseguirlo per i vari continenti ma alla fine è arrivato accompagnato da tutta la sua grande umiltà». E dal freschissimo sous chef del Noma, Daniel Giusti dal New Jersey, italian speaking per via di una felice parentesi al Pinocchio di Bertinotti a Borgomanero.
Renè Redzepi con due camerieri d'eccezione: a sinistra il padrone di casa del ristorante All'Enoteca di Canale Davide Palluda, a destra Enrico Crippa. Con loro hanno cucinato in onore del danese anche Massimo Camia e Gemma Boeri
Redzepi ha impiegato un poco a superare la sorpresa per tutto quel clamore inatteso: «Non mi aspettavo un’accoglienza del genere, voi Italiani siete proprio di un altro mondo». Poi ha tenuto banco con una serie di concetti importanti sul suo modo di vedere la cucina e il futuro della sua insegna. Concetti che vale la pena sintetizzare in discorso diretto, anche perché contengono alcune importanti notizie in anteprima.
L’ITALIA. «Non accetto sempre tutti i premi che mi offrono. Che siate voi a premiare un danese ha un che di surreale perché l’Italia è il paese di tutto ("the land of everything", ndr). È così che noi vi vediamo dal Grande Nord: qui la gente viene solo per Copenhagen, l’Italia è 20 Danimarche assieme. Quand’anche stasera mangiassi al Piazza Duomo, non avrei che provato un’infinitesima parte della vostra cucina. Sono molto legato al Piemonte: lavoriamo molto con l’università di Pollenzo. E poi provo grande rispetto per una cucina che mette 40 uova nella pasta e che fa di tutto per non buttare mai l’albume».
Dal menu a 8 mani, Gamberi e ciliegie, signature dish di Enrico Crippa
1. continua
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
a cura di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt