12-11-2011

Pranzare sulla Tour Eiffel

Esperienza altalenante al Jules Vernes di Parigi, insegna da vertigini gestita da monsieur Ducasse

Vista stratosferica sul Palais de Chaillot dai fi

Vista stratosferica sul Palais de Chaillot dai finestroni del Jules Verne. Ricavato dentro la Tour Eiffel di Parigi, +44.(0)1.45556144, con 125 metri d'altezza è uno dei ristoranti più 'alti' al mondo (foto AFP)

So bene che è impossibile pretendere di giudicare il Jules Verne della Tour Eiffel, +44.(0)1.45556144, come fosse un ristorante qualsiasi di Parigi. Di sicuro, il fatto che sia uno come Alain Ducasse a sovrintendere alla sua cucina da 5 anni è un fattore che dovrebbe garantire una qualità minima. La qualità c’è, senza dubbio. Ci sono stato da poco per la seconda volta e in entrambe le occasioni ho trovato una proposta molto corretta, ma con un rapporto qualità/prezzo criticabile.

C’è da dire che i ristoranti gourmet a Parigi hanno prezzi esorbitanti come in nessun altra parte del mondo. Ho dato un’occhiata alla carta del Gran Vefour ai giardini del Palais Royal e mi sono spaventato. L’unica possibilità per me era andare a pranzo a mezzogiorno: 95 euro per 3 piatti. Lo stesso al Carré des Feuillants, altro due stelle: i primi erano tutti attorno ai 100 euro! Capirete allora l’entusiasmo che i parigini mostrano, ormai da 20 anni, per la "bistronomia". Reazione comprensibile di fronte ai salassi dell’alta cucina cittadina. Un'attitudine non senza un certo esagerato snobismo al contrario perché ci sono bistrot e bistrot: occorre separare il grano dalla paglia.

Pâté en croûte con lamelle di tartufo e verdure marinate (foto Regol)

Pâté en croûte con lamelle di tartufo e verdure marinate (foto Regol)

Tornando al Jules Verne, quali sono i motivi per cui dobbiamo venire a mangiare qui? Naturalmente per salire al secondo piano senza dover fare 2 ore di coda. Si sale su un ascensore privato e in un minuto ci si trova a 125 metri d’altezza, con una vista impressionante davanti. Elemento che da solo giustifica il prezzo di 85 euro per il menu del mezzogiorno, quando si fa la prenotazione online.

Al momento del conto, tuttavia le cose si complicano: alla cifra vanno aggiunte 24 euro per due-dita-due di Borgogna Gevrey-Chambert nel calice, 7 euro per un caffè cattivo (per ragioni che mi sfuggono, i francesi continuano a non saperlo fare) e 9 euro per una mezza bottiglia d’acqua minerale. Ricarichi che gridano vendetta perché applicati “dalla porta di servizio”, non direttamente nelle voci del menu. Forse questi prezzi si possono giustificare coi costi dell’affitto, probabilmente “alle stelle”, e per il numero di persone impiegate in sala (dall’ingresso alla tavola ti salutano riverenti almeno in cinque). Però cifre così alte non corrispondono certo a quel che trovi nel piatto. 

Savarin su una composta di prugne di Agen confit e mousse alla vaniglia (foto Regol)

Savarin su una composta di prugne di Agen confit e mousse alla vaniglia (foto Regol)

Veniamo alle pietanze: il Pâté en croûte con lamelle di tartufo era presentato accanto a gradevoli verdure marinate. La sua sfoglia però si stava sfaldando e l’insieme era piuttosto freddo. La Sella di lepre in civet, poi, mi ha fatto rimpiangere quelle di Manolo de La Osa o Dani Garcia. E la sua digestione mi avrebbe tenuto impegnato fino alle 8 della sera. In compenso il dolce era molto buono: una Savarin (babà a forma di ciambella) su composta di prugne di Agen confit e mousse alla vaniglia, con appena 2 Armagnac tra cui scegliere (al Plaza Athenée ti portano l’intero carrello degli spirit davanti al cliente…). In ogni caso, riconosco, il dessert era davvero delizioso. Come anche i petit fours, di un’abbondanza e diversità sproporzionata rispetto al resto del pasto.

Il tutto, in un pomeriggio di una bella giornata (rara in questo periodo dell’anno) e di una vista imponente sul Palais de Chaillot. Se da un punto di vista dell’alta gastronomia si potrà anche criticare, come fooding il Jules Verne di Alain Ducasse è indiscutibilmente imbattibile.

Jules Verne
Tour Eiffel
5, avenue Anatole France
Paris
Francia
+33.(0)1.45556144


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Philippe Regol

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Philippe Regol

origini francesi, laureato in Filologia spagnola, da 40 anni abita a Barcellona e per 20 ha fatto il cuoco. Patito di gastronomia, ora anima il blog Observación Gastronómica 2

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