Quando il protagonista a tavola diventa il vino. Perché un buon bicchiere rappresenta il modo migliore per accompagnare un piatto, meglio se di un grande chef. La terza edizione del Milano Food and Wine festival si è conclusa nel migliore dei modi: grande affluenza di visitatori, soprattutto nelle giornate di sabato e domenica, soddisfazione da parte dei produttori di vino, e la certezza da parte degli organizzatori che la formula funziona, con l'abbinamento al congresso di Identità Milano. Ultimo giorno, quello di lunedì, dove attorno ai banchi d'assaggio dei pregiati vini si sono visti anche molti ristoratori, spesso alla ricerca di qualche buona bottiglia da aggiungere alla loro carta dei vini. D'altronde c'era l'imbarazzo della scelta, tra 250 etichette di una settantina di aziende.

Giuseppe Iannotti del Krèsios di Telese Terme (Benevento), il suo Ragù, mozzarella di bufala e pasta e i vini per il match perfetto
Tra i bianchi non ha deluso il
Fiorduva Furore Bianco Costa d'Amalfi 2011 di
Marisa Cuomo, una vera perla ricercata dagli appassionati. Restando in Campania, l'azienda
Joaquin con il suo
Vino della Stella, un Fiano d'Avellino Docg 2012, conferma di essere una delle migliori realtà della zona. Bollicine piacevoli con Adami e i suoi Prosecchi di Valdobbiadene che non deludono. Da assaggiare l'
Aurai Offida Pecorino Doc di
Cantina Ps, piacevole sorpresa. Per i rossi, non bisogna dimenticare la viticoltura eroica Valtellinese, come dimostrato da
Rivetti&Lauro e il loro piacevole e complesso
Sforzato dell'Orco 2010. Infine una nota di merito per
Casale del Giglio, con due rossi intriganti quali il
Petit Verdot Lazio Rosso Igt 2011 e il più complesso
Mater Matuta (85% Syrah, 15% Petit Verdot). Vini, questi ultimi, che celebrano anche i 100 anni della famiglia
Santarelli nel mondo del vino.
Infine, la cantina che più a stupito ed emozionato è la
Marco Bianco di Santo Stefano Belbo, in Piemonte, completamente dedita al moscato in tutte le sue declinazioni: brut, bianco secco, dolce. Ma soprattutto ha portato il moscato agli estremi, con affinamenti lunghissimi. Straordinari il
Crivella Moscato d'Asti 2003 e il
Canè 1999 (sì, proprio 1999, non è un errore). Ma tutte le aziende presenti si sono dimostrate di alto livello, così come i piatti proposti dagli chef. E i grandi cuochi hanno caratterizzato anche l’ora di pranzo di quest’ultima giornata del
Milano Food and Wine festival. In particolare
Marta Grassi, del Tantris a Novara, ha proposto un vitello tonnato tradizionale che però riproduceva lo skyline dei grattacieli di Milano.

Tre giorni trafficatissimi
Poi
Elio Sironi, che riparte dal
Ceresio 7, lancia gli spaghetti cacio e pepe al lime, cotti proprio nel vino. Infine
Giuseppe Iannotti, con il suo ragù cotto per ben tre giorni, accompagnato a mozzarella di bufala e pasta. Per gli abbinamenti ci ha pensato
Helmut Koecher, ideatore del
Merano Wine festival e creatore della “cugina” manifestazione milanese che quest’anno ha avuto un successo senza precedenti. “Abbiamo conquistato la piazza di Milano – ha raccontato alla conclusione di questa tre giorni – Il nostro obiettivo è consolidarci sempre più, sempre a fianco del congresso di
Identità Milano. Siamo convinti che bisogna puntare sempre di più all’abbinamento cibo vino. Perché un piatto di un grande chef può e deve essere esaltato dal bicchiere giusto”. E allora un brindisi e un arrivederci al prossimo anno.