01-05-2013

Orgoglio 50Best

Nata come un gioco, la classifica ha sempre più peso. E cresce il rispetto per la cucina italiana

Joan, Jordi e Josep Roca, rispettivamente chef, pa

Joan, Jordi e Josep Roca, rispettivamente chef, pasticcere e uomo di sala del ristorante El Celler de Can Roca di Girona in Spagna, primo classificato nell'undicesima edizione della World's 50Best. La Spagna torna in vetta dopo i 4 titoli messi in fila da El Bulli di Ferran Adrià (2006-2009) e i 3 del Noma di Copenhagen (2010-2012), ora secondo

Si legge e si sente dire di tutto prima, durante e dopo ogni edizione dei World’s 50 Best Restaurants, il premio sponsorizzato da Acqua Panna e S.Pellegrino per eleggere i migliori locali al mondo, l’esordio a Londra nel 2003, l’undicesima tornata due giorni fa (ne abbiamo scritto a caldo ieri). Primi i fratelli Roca, Joan, Josef e Jordi, quindi René Redzepi, primo per tre edizioni consecutive e ora secondo, con Massimo Bottura terzo, da quinto che era.

Cinque cuochi italiani nei primi 50, se Paolo Lopriore non avesse cambiato rotta a Siena, sarebbero stati 6 anche se in tanti tra coloro che hanno scritto dell’evento, in pratica chi non era presente nella capitale britannica, non si sono accorti di Umberto Bombana e del suo Otto e Mezzo a Hong Kong. Bergamasco, gavetta da Ezio Santin alla Cassinetta, poi una decina d’anni al magico Rex di Los Angeles, quindi l’ex colonia inglese in Cina, Bombana non è un disperato scappato dall’Italia, è un fior di professionista che declina ottima cucina italiana. Lo fa così bene che la Michelin lo ha premiato con 3 stelle, però accade a migliaia di chilometri dal Buon Paese e quindi è un signor fantasma per i più.

Umberto Bombana: da Bergamo a Hong Kong (e Shanghai, Pechino...)

Umberto Bombana: da Bergamo a Hong Kong (e Shanghai, Pechino...)

Se c’è chi inneggia a 4 italiani al top quando sono in verità 5, perché stupirci se nel web diversi commenti oscillano tra il nulla e il banale? C’è chi si indigna perché non occupiamo tutti e 50 i posti, chi riduce Redzepi a quello delle formiche, chi si chiede chi sono quei babbei che votano, chi vede i Roca stanchi e lenti nel passo, chi se la prende con la molecolare, chi fino a lunedì pomeriggio dava per certa la vittoria di Alex Atala, e fa niente se poi è scivolato al sesto gradino dal quarto che occupava, va tutto bene, basta aprire bocca o digitare parole sulla tastiera. O forse no?

Di certo questa classifica non è il Vangelo. Nata come un gioco, è cresciuta nel tempo perché da sempre ci si appassiona a queste discussioni: chi è la squadra di calcio più forte di sempre? E la canzone del secolo? E il film della vita? Dà visibilità a chi è dentro, crea disagio a chi viene penalizzato. Magari non tutto convince per davvero e non per capriccio o ignoranza, però è impossibile esista la votazione perfetta. Gioisce chi vede premiati i suoi cuochi preferiti, si inalbera chi no. Certo che Alain Ducasse, premiato alla carriera, è stato un signore a mandare un filmato di ringraziamento, invece di nulla, dopo che i suoi due locali tristellati sono relegati al 79° (Parigi) e 96° gradino (Montecarlo). C’è anche chi è entrato come 100°, però la Francia presa a sberle non fa bene alla grande cucina.

Raffaele Alajmo: Le Calandre di Rubano (Padova) salgono al 27° posto

Raffaele Alajmo: Le Calandre di Rubano (Padova) salgono al 27° posto

Ma solo scelte dei vari gruppi votanti. Un esempio: per me Dinner by Heston Blumenthal 7° è sconcertante, ma se il panel inglese, fatto colare a picco il Blumenthal creativo del Fat Duck, 33°, -20 posizioni in un capitombolo solo, decide di puntare sul suo rovescio, il vero problema diventano le alleanze e i rapporti di peso tra le varie realtà nazionali o continentali. E noi italiani sembriamo fare corsa solitaria. La Spagna è il faro del Sud America; l’Europa del Nord è in sintonia con il Regno Unito; la Germania domina nel Centro Europa; l’Asia sgomita e tutti sono orgogliosi se un loro posto cresce nella considerazione generale. Noi italiano no, Bottura riesce tutto sommato a farsi (adesso) rispettare dai più, ma manca il Centro-Sud e le polemiche abbondano sempre e comunque.

Festeggiamo questa classifica 2013. Non ci piace? Manca il nostro chef del cuore? E la pizza dov’è? Tutto giusto, ma vedere i nostri locali salire nella considerazione generale fa bene all’immagine della nostra ristorazione. Poi c’è il collega straniero che ti chiede “ma voi italiani, litigate sempre?” e sei preso in contropiede. Non impariamo mai. Conta avere inventato pasta, pizza e tiramisù, ma la storia va aggiornata per catturare nuovi turisti, nuovi investimenti. E sorridiamo se una giuria di quasi mille persone dà credito a Bottura, Alajmo, Bombana, Crippa e Scabin, anche perché i veri problemi nella vita di ognuno non sono questi.

Nadia Santini, cuoca dell'anno e Massimo Bottura, 3° assoluto

Nadia Santini, cuoca dell'anno e Massimo Bottura, 3° assoluto

Ha detto Bottura: “Tre cose che mi porto dentro dopo il podio? L’orgoglio per il nostro passato, per la nostra storia, per la bellezza che ci circonda. E’ la verità, l’Italia è permeata di bellezza e si deve dare sempre più forza a quei pazzi che siamo noi ristoratori che investiamo energie e soldi nel futuro del Paese. Siamo dei pazzi, dei sognatori ma dobbiamo crederci, credere nell’Italia e nella sua forza e voglia di rinascere”. E vai col Tricolore che il modenese da tempo fa suo come sciarpa.


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Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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