14-10-2012
Anita Lo, cuoca sino-americana di Annisa a New York e Francesco Apreda, chef dell'Imago dell'Hotel Hassler di Roma (foto Francesca Brambilla e Serena Serrani)
Cooking without borders, è il sottotema ideale della lezione dedicata al pomodoro firmata da Francesco Apreda e Anita Lo. Ma è anche il titolo del cookbook di quest’ultima, cuoca americana di seconda generazione, di radici cinesi, tradite dal cognome più diffuso da Shanghai allo Xinjang. «La cucina è condivisione», debutta Lo, «occorre in ogni momento aprire la mente, mai isolarsi».
L'insalata di Anita Lo
Stupisce la lavorazione dietro ad apparentemente semplici chips d’aglio: affettate fresche, in slice sottili, passano tre volte nell’acqua, nel latte e nell’olio a bassa temperatura. «Le trovi anche a Chinatown, ma non è la stessa cosa». Ed è oltremodo complesso anche lo Yuba, sottoprodotto del tofu: «ma non posso spiegare come lo ottengo perché è tremendamente complesso». A vederlo, sembra stracciatelle con pelle di latte». C’è naturalmente l’olio, che l’asianizzazione in corso impone anche di aggiungere una percentuale di olio di soia». Un’insalata vegetariana? Domanda la presentatrice Alessandra Rotondi. «No perché c’è anche del bonito, della famiglia del tonno, affumicato e disidratato». Un’insalata partenopea che spicca il volo trasfigurando i suoi connotati a est, con l’acidità e l’umami che prevalgono su tutto. Lei, bravissima ed efficace nella didattica, si schernisce: «Un tempo sapevo l’italiano, oggi riconoscono solo i lemmi gastronomici». Quel che serve per un gran piatto.
Il super-risotto di Apreda: risotto Riserva San Massimo mantecato con passata di pomodoro bio Oilalà
Di pomodoro c’è anche la passata della specie fischetto da pomodori biologici di Oilalà, «conserva che in Italia è un rito storico colletivo». Poi, «olive nere e capperi, da aggiungere alla fine perché di sapore molto marcato». E il twist di contemporaneità: «Uno sgrombro marinato in vinaigrette di sherry e cedro, un frutto più delicato del limone». Burro che assorbe l’acidità della cipolla, Grana Padano («che senza non esistono risotti in Italia») e poi Apreda parte con l’efficacissima “onda”. Sopra al piatto un rintocco di pomodori disidratati, pinoli e cedro. E il pubblico esplode quanto i sapori del piatto
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a cura di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt