Dani Garcia

Dani García

avenida del Príncipe Alfonso de Hohenloh
Marbella
Spagna
T. +34.952.764252

Dani Garcia si è posto all’attenzione di tutti quando nel 2001 la Michelin lo premiò, 25enne, nel locale che occupava allora, il Tragabuches a Ronda. Era la sola stellina dell’intera Andalusia, nel Sud di Spagna. Dani ha capelli corti, viso rotondo, allegri chili di troppo e mani da cuoco che tiene la padella in mano. Può passare per un pacioccone e per quanto gentile possa essere, coniuga dentro di sé un carattere forte e una volontà ferrea di non allontanarsi dai sapori della sua terra. La collaborazione con il professor Raimundo Garcia del Moral dell’università di Granada è importante e seria, all’azoto Garcia ha dato spesso del tu, ma l’intera costruzione di una pietanza ha sempre avuto per fine il buono e non il bello o lo stupore. Per un piatto bello non torna nessuno, per uno buono tutti.

A Marbella ha scelto per il suo nuovo locale a metri venti dalla spiaggia (il caffè va preso sulla terrazza) un nome splendido, romantico e sognante: Calima, che non è una donna o un fiore, bensì la bruma che la mattina nasconde il mare alla vista di chi si affaccia sulla battigia. Calima suona come una musica lenta, una sensazione accresciuta dalla vastità dell’unica sala, dalla grande vetrata che guarda sull’esterno e da proposte di cucina e ritmi di servizio armonici, mai affrettati. E merita riportare anche la frase che completa spiegando la scelta: «eterna huida (fuga, ndr), refugio de la memoria». La carta è in continuo equilibrio tra sapori passati, eco d’infanzia e voli verso il futuro.

E quanto originale è la suddivisione delle pietanze a iniziare dai menu degustazione: creativo, tapas e tutto dolci. E se si vuole ordinare liberamente ecco voci originalissime: zuppe fredde, il mare con la divisione tra il pescato andaluso in Mediterraneo e quello andaluso in Atlantico, maiale iberico, tradizione e prodotto, dessert, divisi tra le certezze di sempre e le rarità dulces. Impressiona nei piatti la costante presenza del sapore primario. Per quanto lavoro possa esserci, la “Semola” di olio d’oliva con prosciutto, pane tostato e aglio ha i sapori di una bruschetta, il Formaggio di capra con fegato grasso e mela verde è formaggio e foie, non un pastrugno molliccio, e la Sogliola fritta la sublimazione della sogliola alla mugnaia ma sospesa sopra il brodo... due servizi in uno. Stupore garantito perché alla fine non sai come un fritto croccante possa mantenere al sua verità anche in prosenza di brodo e vapori caldi. Tutte alchimie che, nel 2011, gli sono valse le due stelle Michelin e una sfilza innumerevole di riconoscimenti; nel 2018 arriva la terza stella Michelin.

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Roberta Corradin

ha scritto di cucina e ristorazione per svariate testate giornalistiche italiane e statunitensi. Il suo primo libro, Ho fatto un pan pepato, pubblicato nel 1995, le ha aperto le porte del food writing. Ha pubblicato tra gli altri Le cuoche che volevo diventare (Einaudi 2008), La Repubblica del maiale (Chiarelettere 2014), e insieme a Paola Rancati Tradizione Gusto Passione, uscito anche in inglese con il titolo Taste and Tradition. Per i suoi 50 anni si è fatta il regalo di lasciare il giornalismo, che la annoiava. Insieme al marito Antonio Cicero gestisce il ristorante Il Consiglio di Sicilia, a Donnalucata