02-04-2015

L'Expo che vogliamo

Venticinque grandi cuochi italiani e altrettanti desideri sull'Esposizione Universale alle porte

Foto di gruppo all'ombra del Castello Sforzesco di

Foto di gruppo all'ombra del Castello Sforzesco di Milano per tutti i cuochi che hanno preso parte ieri mattina alla conferenza di presentazione di Identità Expo. Abbiamo chiesto a ognuno di loro: "Quale Expo sogni?" (foto e fotogallery di Brambilla/Serrani)

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»

Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»

Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»

Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»

Cesare Battisti, Ratanà, Milano
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»

Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»

Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»

Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»

Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»

Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»

Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»

Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento)
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»

Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»

Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»

Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»

Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»

Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»

Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»

Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»

Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»

Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»

Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»








Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»

Claudio Sadler, Sadler, Milano
«Vorrei che potesse mettere noi cuochi nelle condizioni di lavorare meglio e con più serenità»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»








Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»








Claudio Sadler, Sadler, Milano
«Vorrei che potesse mettere noi cuochi nelle condizioni di lavorare meglio e con più serenità»

Viviana Varese, Alice, Milano
«Vorrei che più di tutto comunicasse un messaggio di alimentazione sana e per tutti»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»








Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»








Claudio Sadler, Sadler, Milano
«Vorrei che potesse mettere noi cuochi nelle condizioni di lavorare meglio e con più serenità»








Viviana Varese, Alice, Milano
«Vorrei che più di tutto comunicasse un messaggio di alimentazione sana e per tutti»

Marco Stabile, Ora d'Aria, Firenze (nella foto, a destra)
(Italian & international best chefs, 13-17 maggio)
«Vorrei che fosse la tavola ideale dei potenti che aggiusteranno il mondo: la gastronomia sarà il nuovo verbo

Ieri abbiamo presentato all’Expogate tutti i dettagli di Identità Expo (per approfondire, leggi Carlo Passera qui e qui). A fine conferenza abbiamo posto a ciascuno dei 25 cuochi intervenuti una semplice domanda: «Quale messaggio vorresti emergesse più di tutti dall’Esposizione Universale?». Abbiamo ottenuto 25 risposte (che potete leggere nella fotogallery qui sopra), scaturite da 25 personalità differenti. Che si sono però trovate d’accordo su due riflessioni: Expo è un’occasione straordinaria per i cuochi e per la cucina italiana. Soprattutto, il mondo ha bisogno di ripensare a fondo, e non solo a parole, le logiche con cui si alimenta.

Galleria fotografica

Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»

Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»

Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»

Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»

Cesare Battisti, Ratanà, Milano
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»

Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»

Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»

Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»

Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»

Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»

Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»

Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento)
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»

Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»

Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»

Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»

Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»

Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»

Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»

Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»

Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»

Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»

Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»








Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»

Claudio Sadler, Sadler, Milano
«Vorrei che potesse mettere noi cuochi nelle condizioni di lavorare meglio e con più serenità»

Galleria fotografica






Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»








Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»








Claudio Sadler, Sadler, Milano
«Vorrei che potesse mettere noi cuochi nelle condizioni di lavorare meglio e con più serenità»

Viviana Varese, Alice, Milano
«Vorrei che più di tutto comunicasse un messaggio di alimentazione sana e per tutti»

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Fabio Abbattista, Leone Felice, Erbusco (Brescia)
«Vorrei che emergesse tutta la nostra capacità di innovare e di organizzare con semplicità anche gli eventi più importanti»








Ugo Alciati, Guido, Costigliole d’Asti (Asti)
(Italian & international best chefs, 6-10 maggio)
«Vorrei tante cose, con una ciliegina sulla torta: che il mondo intero capisse quanto siamo bravi a cucinare»








Matteo Baronetto, Del Cambio, Torino
«Vorrei che si consolidasse il sistema paese. Che i cuochi marciassero uniti fino a un pensiero unico, rispettoso di tutte le sfaccettature»








Italo Bassi, Enoteca Pinchiorri, Firenze (in foto, a sinistra)
«Vorrei che si desse inizio a un nuovo Rinascimento italiano, fondato sul cibo»








Cesare Battisti, Ratanà, Milano 
«Vorrei che fosse tutto quello che non è stato finora: uno scambio di informazioni tra culture per nutrire veramente il pianeta»








Andrea Berton, Berton, Milano
(Contemporary italian chefs, 1-2 giugno)
«Vorrei che tutti quelli che passano a Rho capissero quanto sia diventata straordinaria la qualità del cibo oggi in Italia»








Renato Bosco, Saporè, San Martino Buonalbergo (Verona)
«Vorrei che il cibo diventasse il propulsore di una rivoluzione concreta del Paese»








Cristina Bowerman, Glass, Roma
(Contemporary italian chefs, 22-23 giugno)
«Vorrei che si capisse che in questo momento la cucina e la ristorazione sono motori fondamentali della nostra economia»








Daniela Cicioni, cuoca vegana
«Vorrei che, assaggiando, la gente capisse che gli alimenti di origine vegetale possono regalare esperienze soddisfacenti, appaganti e creative»








Christian e Manuel Costardi, Cinzia, Vercelli
(Contemporary italian chefs, 4-5 maggio)
«Vorrei che fosse una grande vetrina per dare valore alle peculiarità di ognuno di noi. Un punto di partenza – e non un traguardo - per poter crescere come nazione veicolando valori di energia, semplicità e identità»








Carlo Cracco, Cracco, Milano
«Vorrei che il cuoco iniziasse da qui per ritagliarsi un ruolo importante nella definizione delle politiche agricole del futuro»








Pino Cuttaia, La Madia, Licata (Agrigento) 
(Italian & international best chefs, 17-21 giugno)
«Vorrei che Expo desse valore al gesto dell’artigianato. Per questo, ci porterò anche i miei figli»








Alice Delcourt, Erba Brusca, Milano
«Vorrei che si desse enfasi e ascolto a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità del cibo. Ai principali problemi che affliggono ogni genere alimentare»








Domenico Della Salandra (Taglio, Milano)
(staff Identità Expo)
«Vorrei che fosse la vetrina perfetta del nostro grande mestiere»








Fabrizio Ferrari, Al Porticciolo, Lecco
(Contemporary Italian chefs, 8-9 giugno)
«Vorrei che diventasse un cuneo appuntito su cui poggiare la leva di ciò che noi italiani siamo più bravi a fare: cucinare»








Gianluca Fusto, Milano
(pasticciere)
«Vorrei che si realizzasse l’unione e la conoscenza delle culture. E che questo grande viaggio tra gli ingredienti di tutto il mondo mantenesse come base fissa l’eccezionale ingrediente italiano»








Antonia Klugmann, L’Argine, Dolegna del Collio (Gorizia)
(Contemporary italian chefs, 18-19 maggio)
«Vorrei che emergesse che il cibo non è un oggetto ma un prodotto di fatica e bellezza»








Pietro Leemann, Joia, Milano
«Vorrei che fosse un punto di svolta verso una nuova alimentazione. Che si parlasse di fame nel mondo, di salute, di contenuti per coltivare meglio. Che generasse un cambiamento e non a parole»








Alessandro Negrini e Fabio Pisani, Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano
«Vorremmo che il pubblico non italiano imparasse a conoscerci per le nostre bellezze gastronomiche»








Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Milano)
(Italian & international best chefs, 10-14 giugno)
«Vorrei citare Papa Francesco: ‘C’è cibo per tutti ma non tutti mangiano’. Vorrei che questo cominciasse a diventare possibile»








Simone Padoan, I Tigli, San Bonifacio (Verona)
«Vorrei che fosse un’imperdibile occasione per esibire tutte le infinite sfaccettature della cucina italiana. Con buon senso»








Andrea Ribaldone, I due buoi, Alessandria (nella foto a sinistra, col fedele Domenico Schingaro)
(Executive chef Identità Expo)
«Vorrei che costruissimo assieme la vetrina di un’Italia nuova, che guarda al futuro grazie e nonostante la sua grande storia gastronomica»








Claudio Sadler, Sadler, Milano
«Vorrei che potesse mettere noi cuochi nelle condizioni di lavorare meglio e con più serenità»








Viviana Varese, Alice, Milano
«Vorrei che più di tutto comunicasse un messaggio di alimentazione sana e per tutti»

Marco Stabile, Ora d'Aria, Firenze (nella foto, a destra)
(Italian & international best chefs, 13-17 maggio)
«Vorrei che fosse la tavola ideale dei potenti che aggiusteranno il mondo: la gastronomia sarà il nuovo verbo


Zanattamente buono

Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo

a cura di

Gabriele Zanatta

classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. 
instagram @gabrielezanatt

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