22-06-2016
Un volantino pubblicizza Casa Luca Milano, la seconda insegna aperta il 29 maggio 2015 al Museo del Ramen di Shinyokohama, Giappone, di Luca Catalfamo, milanese di Vignate, classe 1976. La prima è il popolare Casa Ramen, inaugurata 3 anni fa in via Porro Lambertenghi 25, quartiere Isola a Milano. C'è un terzo progetto all'orizzonte: un'Izakaya (trattoria giapponese), pronta nel gennaio 2017 in via Ugo Bassi, a pochi metri da Casa Ramen
La storia è splendida e non l’avevamo ancora raccontata. In zona Isola a Milano furoreggia da 3 anni una piccola bottega sormontata dalla scritta al neon rosso “Casa Ramen”. È una porta trasparente all’apparenza anonima, con il foglio del menu ben in vista e una fila di persone che attendono fuori a pranzo e cena a orari da tedeschi (noi ci siamo andati due volte alle 19) perché non si può prenotare: chi prima arriva, prima siede a uno dei pochissimi tavoli incastrati in una spartana manciata di metri quadrati, percorsi da musica a stecca. La prima metà del menu recita “Piccoli”, cioè mini-assaggi giapponesi tipo Kim Pollo Karage (pollo fritto, menta, coriandolo e basilico), Kakuni (pancia di maiale brasata, arachidi e senape, da sbranare in quantità) o Asian mini burger (vere jap-tapas di maiale speziato con verdure in agro, arachidi, coriandolo, salsa dolce piccante). La metà inferiore è introdotta dalla macro “Ramen & Noodles”, la specialità della casa. Dire ramen (genericissimamente, noodle in brodo) è peggio che dire “pasta” in Italia: così come qui le galassie di pasta secca e fresca, corta o lunga, liscia o ripiena distano anni luce tra loro, così in Giappone esiste praticamente una versione diversa per ognuna delle 47 prefetture del paese (o quasi). Quella che ha scelto lo chef/patron milanese Luca Catalfamo dopo un lungo girovagare globale (ben riassunto da Annalisa Zordan sul Gambero) non ha nulla a che vedere con la versione elegante e leggera che spopola a Tokyo. E nemmeno con quella al miso dell’Hokkaido, nel nord del paese. Si chiama tonkotsu e sono ramen affogati in un brodo ottenuto da ossa e tagli di carne suina, una versione che ebbe i suoi natali a Fukuoka, la regione nel Sud del Paese, quella che guarda in faccia la Corea del Sud. In carta ora c’è quello tradizionale con noodle, chashu (maiale brasato), cipollotto, bamboo e mayu (olio di aglio nero) e una pletora di altre varianti, anche senza brodo, ghiottissime, pure piccantissime per palati sadici e tutte a prezzi ben più più che popolari (difficile spendere più di 20 euro a testa).
Il ramen Miso on Fire di Casa Ramen a Milano: brodo tonkotsu 100%, maiale, mais, cavolo cinese, chashu, bamboo, cipollotto e naruto
Non solo ramen a Casa Ramen e Casa Luca. Tra le entrée si distingue questa feroce kakuni: pancia di maiale brasata, arachidi e senape
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
a cura di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt