17-05-2022

Valle de Uco, Mendoza, Argentina: this must be the place

Una marcata identità data dalla Cordigliera delle Ande, condizioni ideali per vini di alta qualità e una generazione di viticoltori talentuosi danno lustro a una regione argentina in cui, solo fino agli anni ’90, non era mai stato piantato un vigneto

Uno dei paesaggi della Valle de Uco

Uno dei paesaggi della Valle de Uco

I 100 punti di Robert Parker (Luis Gutierrez, in realtà, che segue il panorama sudamericano per Parker) rappresentano una sorta di Oscar o di stella Michelin, per rimanere in campo gastronomico, del mondo del vino. L’Argentina è passata dal non averne mai ricevuti, fino al 2018, a vedersene aggiudicati almeno un paio tutti gli anni. L’ha detto anche Tim Atkin, giornalista, critico e Master of Wine che segue il panorama vinicolo latinoamericano da tre decadi: “L’industria vinicola argentina sta producendo i migliori vini che abbia mai fatto”. In un paese che conta un’estensione di 2 milioni e settecento ottantamila km quadrati, c’è una regione vincola in particolare che sta facendo parlare di sé: una valle ai piedi delle Ande, in provincia di Mendoza, che si estende tra i 900 e i 1700 metri di altezza, bagnata dai due fiumi Tunuyan e Las Tunas, formata da paesaggi meravigliosi e da 39 coni alluvionali: è la Valle de Uco. È questa la nuova regione vinicola - che fino agli anni 90 non aveva mai visto un vigneto - da tenere d’occhio. Da qui provengono non solo tutti i punteggi perfetti assegnati da Parker all’Argentina vinicola in questi ultimi anni, ma anche, e soprattutto, alcuni tra i migliori vini prodotti attualmente nel Paese.

Altitudine, un clima fresco ma soleggiato, un’esposizione solare molto intensa, suoli complessi e una gran varietà di paesaggi. L’acqua pura dei ghiacciai che, accoppiata a un regime di scarse precipitazioni (appena 200mm all’anno), permette, attraverso l’irrigazione, di controllare in modo molto accurato la quantità di acqua che ricevono le piante. Un clima semidesertico, ma in altura. E poi: la Cordigliera delle Ande, che si staglia e sullo sfondo, imprimendo personalità, bellezza e potenza a vini eleganti e freschi, con una bassa gradazione alcolica e con una forte identità. Condizioni ideali e un luogo eccezionale, dunque, che tuttavia non bastano per fare un gran vino. Ci vuole un interprete e, nella Valle de Uco si trova anche questo: una generazione di viticoltori argentini che hanno puntato il loro talento e il loro sguardo su un luogo molto specifico, con un altissimo focus verso la conoscenza profonda del suolo e un obiettivo: fare vini di vigneto, che esprimano un luogo preciso e la mano di chi lo ha interpretato. In dote, possono contare anche su una lunga tradizione vinicola, quella portata a Mendoza dall’immigrazione italiana: cognomi quali Del Popolo, Zuccardi, Bonomi, Michelini, Riccitelli lasciano pochi dubbi al riguardo. Argentini, come è argentino il Malbec, ma con radici che vengono dal vecchio mondo. Gente che ha conservato la grinta dell’immigrante e che oggi sta producendo vini che con quelli del vecchio mondo possono tranquillamente dialogare, con le parole di Tim Atkin: grandi cru fatti da vigneti di appena 20 anni. Chi scrive, nel suo piccolo, conferma.

Siamo andati a incontrare quattro protagonisti del momento d’oro che sta vivendo l’enologia argentina, per farci spiegare cos’ha di speciale la Valle de Uco e perché i vini che vi si producono sono così eccezionali.


Edgardo del Popolo, PerSe - “Un luogo specifico racchiude in sé una specie di magia, è come un talento. La cosa migliore che possiamo fare come viticoltori è riuscire a conservare tutto questo, esprimendolo nel vino. Se riesce bene, è merito del luogo, se riesce male, è colpa nostra”

Edgardo Del Popolo e suo figlio Santiago. Assieme a David Bonomi, sono le tre anime dietro a PerSe

Edgardo Del Popolo e suo figlio Santiago. Assieme a David Bonomi, sono le tre anime dietro a PerSe

David Bonomi e Edgardo Del Popolo, due importanti referenti della viticultura argentina, si conoscono nel 1995 lavorando per Fratelli Gancia - Carlo Gancia emigrò in Argentina da Canelli nel 1934 - . Oggi, oltre a lavorare per importanti cantine di Mendoza, condividono un sogno e un progetto che si chiama PerSe, appena 6 ettari di vigneto piantati in una zona molto fresca della Valle de Uco, contraddistinta da suoli complessi e da caratteristiche che la rendono una dei terroir più interessanti della Valle de Uco: Gualtallary. 

PerSe: il vigneto piantato da Edy Del Popolo e David Bonomi a Gualtallary, 1500mt di altitudine, vigne condotte a gobelet e piantate ad alta intensità. Sullo sfondo, la Cordigliera

PerSe: il vigneto piantato da Edy Del Popolo e David Bonomi a Gualtallary, 1500mt di altitudine, vigne condotte a gobelet e piantate ad alta intensità. Sullo sfondo, la Cordigliera

Un clima fresco, un’eccezionale esposizione solare, una collina, un suolo di pura pietra calcarea, una viticoltura organica e sostenibile: “Ogni luogo custodisce in sé una specie di talento” ci spiega Edy, “la nostra idea è di riuscire ad esprimerlo nei vini che facciamo”.

PerSe: un suolo composta da pura pietra calcarea che marca il carattere di questo vino

PerSe: un suolo composta da pura pietra calcarea che marca il carattere di questo vino

Esistono infatti fondamentalmente due approcci all’enologia e alla viticultura, secondo Edgardo: chi sceglie di fare vini che esprimano una filosofia di cantina e chi sceglie di fare vini che esprimano la filosofia di un luogo. I vini di PerSe naturalmente rientrano in questa seconda categoria. "Parlando di luogo includiamo naturalmente anche noi stessi, come produttori: lo stesso vigneto dato in mano ad altre persone, produrrebbe vini differenti”. In questo senso la relazione tra il viticoltore e il suo vigneto è inscindibile, o meglio: inseparabile (Ineparable è il nome di una delle etichette di PerSe).

PerSe: La Craie 2018, ha ottenuto il punteggio perfetto di Parker. Una co-fermentazione di Malbec e Cabernet Franc (fermentazione spontanea con lieviti indigeni)

PerSe: La Craie 2018, ha ottenuto il punteggio perfetto di Parker. Una co-fermentazione di Malbec e Cabernet Franc (fermentazione spontanea con lieviti indigeni)

Perché l’essenza del luogo si trasmetta al vino è necessario intervenire il meno possibile nel vigneto, e per farlo, a monte, servono moltissimo lavoro e molte scelte. I vigneti di PerSe si trovano a circa 1500 metri di altezza: 2 ettari a spalliera, in pianura, e 4 ettari in collina, piantati a gobelet, su un suolo povero, superficiale, composto da pietra calcarea frantumata. Le piante danno una resa bassissima (dai 300 ai 600 grammi di resa per pianta, a seconda che si parli della parte bassa del vigneto, tradizionale, a spalliera, o di quella in collina, a gobelet) e delle uve eccezionali. Dal versante sud della porzione di vigneto in collina (il versante sud, nell’emisfreo australe, è il più fresco) nascono le uve che hanno dato vita all’etichetta La Craie (gesso, in francese), una co-fermentazione di Malbec e Cabernet Franc che si è aggiudicata il punteggio perfetto, i 100 punti di Parker.

PerSe: Volare e Jubileus, altre due grandi etichette. La storia che raccontano Edy e David è anche quella di una grande allegria - espressa dai nomi di queste 2 etichette -, provocata dal poter finalmente fare vini che esprimano la loro essenza come winemaker e l’identità di un luogo: “vini trasparenti”, che decodifichino un paesaggio

PerSeVolare e Jubileus, altre due grandi etichette. La storia che raccontano Edy e David è anche quella di una grande allegria - espressa dai nomi di queste 2 etichette -, provocata dal poter finalmente fare vini che esprimano la loro essenza come winemaker e l’identità di un luogo: “vini trasparenti”, che decodifichino un paesaggio

Il livello di conoscenza dei suoli che si sta raggiungendo nella Valle de Uco, secondo Edgardo, ha pochi eguali nel mondo: “Questi luoghi hanno una storia enologica molto recente” ci spiega “non hanno una lunga tradizione dietro le spalle, come altre zone vinicole, dove il paesaggio è costituito da intere aree completamente vitate”. I produttori che le stanno esplorando portano uno sguardo nuovo ed è uno sguardo che va molto in profondità: “Quello a cui si sta assistendo, nella Valle de Uco, è un movimento di produttori argentini che stanno puntando l’occhio in un luogo specifico e che condividono la stessa ossessione per una conoscenza approfondita dei suoli in cui producono vino.” Uno sguardo nuovo che, allo stesso tempo, può contare anche su una lunga tradizione: quella portata dall’immigrazione italiana nella regione. Vini del Vecchio Mondo, prodotti nel Nuovo Mondo.


Matias Michelini - Passionate Wine, Sitio La Estocada - “Faccio vini di un luogo specifico, imbottiglio paesaggi”

Il logo di Sitio La Estocada e Matias Michelini. Il nonno di Matias, Arduino, era un viticultore di Montecarotto, provincia di Ancona. Arrivato in Argentina negli anni ’30, si stabilisce a Mendoza, dove nasce il padre di Matias, e dove pianta un vigneto di Malbec. Laureato in enologia alla Don Bosco di Mendoza, Matias si è formato in viticultura lavorando in diverse parti del mondo tra cui Francia e Spagna. Nel 2009 inizia finalmente il suo proprio progetto, Passionate Wine, rompendo con la consuetudine e con il già visto, iniziando a fare i vini che lo emozionano e che possano finalmente esprimere i diversi terroir argentini

Il logo di Sitio La Estocada e Matias Michelini. Il nonno di Matias, Arduino, era un viticultore di Montecarotto, provincia di Ancona. Arrivato in Argentina negli anni ’30, si stabilisce a Mendoza, dove nasce il padre di Matias, e dove pianta un vigneto di Malbec. Laureato in enologia alla Don Bosco di Mendoza, Matias si è formato in viticultura lavorando in diverse parti del mondo tra cui Francia e Spagna. Nel 2009 inizia finalmente il suo proprio progetto, Passionate Wine, rompendo con la consuetudine e con il già visto, iniziando a fare i vini che lo emozionano e che possano finalmente esprimere i diversi terroir argentini

Michelini: il vigneto piantato in forma circolare durante la pandemia, nel 2020. Al centro il punto in cui famiglia e collaboratori si riuniscono la sera, intorno al fuoco

Michelini: il vigneto piantato in forma circolare durante la pandemia, nel 2020. Al centro il punto in cui famiglia e collaboratori si riuniscono la sera, intorno al fuoco

Matias Michelini, il rivoluzionario. Nato a Mendoza 48 anni fa, si trasferisce nel 2003 con la moglie Cecilia e i figli a Tupungato, uno dei tre dipartimenti che compongono la Valle de Uco “perché è il miglior luogo al mondo per crescere figli …e viti” ci ha detto “avendo le due cose molti punti in comune” ha aggiunto con un sorriso. Sotto la marca Passionate Wine dal 2009 Matias produce circa 30 etichette diverse (tra le 1000 e le 4000 bottiglie per ogni etichetta) attraverso 5 linee diverse di vini: Montesco, Via Revolucionaria, @micheliniwine, Matias Michelini, Sitio La Estocada. Quest’ultimo - una spada piantata in un luogo, come logo: la “stoccata” - è l’ultimo progetto in termini di tempo: vigneti piantati durate la pandemia, nel 2020, suddivisi in 10 parcelle che daranno vita a dieci nuovi vini, prima vendemmia prevista 2023, primi vini sul mercato nel 2025. Siamo a Gualtallary, per la precisione a circa 1300 metri di altitudine. Sullo sfondo, la Cordigliera. “La Valle de Uco ci regala delle condizioni uniche per la coltivazione dei vigneti. Oltre alla composizione dei suoli - che vengono dalla Cordigliera: è la montagna che ne definisce il carattere -, le diverse altitudini a cui è possibile coltivare, la minore o maggiore vicinanza alla montagna, che ci regala una freschezza permanente, permettendo una lenta maturazione delle uve. Sono tutti elementi che definiscono il carattere dei nostri vini, imbevuti del carattere e dell’energia della montagna.”

Michelini: un falchetto caracara chimango tra i vigneti di Michelini. Un luogo impregnato di energia

Michelini: un falchetto caracara chimango tra i vigneti di Michelini. Un luogo impregnato di energia

I vigneti sono piantati in forma circolare - “facciamo viticultura ecologica, sostenibile, biodinamica” - e condotti a gobelet o a spalliera. Tutt’intorno, 19 orti biodinamici riproducono sul terreno le 19 stelle che compongono la costellazione di Orione. Api, pecore, galline, una vacca col suo vitello, compongono questa visione famigliare e agroecologica di una viticultura che non si siede mai. Nella cantina, appena terminata, anfore di argilla a ceramica, uova di cemento, botti da 1000 o 500 litri, niente prodotti enologici, lieviti indigenti e nessun controllo della temperatura. La sera ci si siede in circolo, attorno al fuoco, e si condividono letture che si focalizzano in trattati di biodinamica prima di uno specifico trattamento, perché tutti abbiano ben chiare le ragioni di determinate scelte.

Michelini: Montesco Agua de Roca (acqua di roccia) 2021, un Sauvignon Blanc prodotto in una delle zone più fresche ed estreme della Valle de Uco, San Pablo, a 1600 metri di altezza da un vigneto condotto biodinamicamente. Le uve si raccolgono in epoche diverse per raggiungere diversi gradi di maturazione del frutto. La fermentazione avviene in vasche di cemento con lieviti indigeni. Un vino “elettrico”, teso, minerale e sapido

Michelini: Montesco Agua de Roca (acqua di roccia) 2021, un Sauvignon Blanc prodotto in una delle zone più fresche ed estreme della Valle de Uco, San Pablo, a 1600 metri di altezza da un vigneto condotto biodinamicamente. Le uve si raccolgono in epoche diverse per raggiungere diversi gradi di maturazione del frutto. La fermentazione avviene in vasche di cemento con lieviti indigeni. Un vino “elettrico”, teso, minerale e sapido

“Quando ho iniziato a fare vino” ci ha raccontato Matias, “la mia percezione era che tutta la produzione argentina, in fondo, si somigliasse: alto grado alcolico, vini molto concentrati, molto colore, molta potenza. Si perdeva l’espressione dell’enorme varietà di climi, suoli, luoghi che presenta il paese”.

Michelini: la cantina a Sitio la Estocada, appena terminata

Michelini: la cantina a Sitio la Estocada, appena terminata

Così è iniziata la rivoluzione di Matias: con la scelta di piantare uve creole - uvas criollas - ora ritornate in auge nel paese, con un semillòn di appena 9 gradi, non filtrato, con il primo orange wine argentino Via Revolucionaria Torrontés Brutal, e con l’esplorazione del mondo dei cosiddetti vini naturali. Oggi, alla revoluciòn dei primi anni è subentrata la tappa dell’evoluzione, la volontà di lavorare e concentrarsi sulla finezza e la precisione dei vini prodotti che si potranno assaggiare a partire dal 2025. Li aspettiamo.


Sebastiàn Zuccardi, Zuccardi Valle de Uco – “Facciamo vini di montagna. La Cordigliera forgia l’identità e il carattere dei nostri vini: le Ande sono la chiave per capire tutto quello che avviene in questi luoghi”

Sebastiàn Zuccardi in una delle escavazioni fatte tra i vigneti per comprendere a fondo la composizione del suolo: obiettivo trasformare l'etereogenià in diveristà, per poterla poi esprimere in vini precisi ed espressivi

Sebastiàn Zuccardi in una delle escavazioni fatte tra i vigneti per comprendere a fondo la composizione del suolo: obiettivo trasformare l'etereogenià in diveristà, per poterla poi esprimere in vini precisi ed espressivi

Il nonno di Sebastián Zuccardi, Alberto Zuccardi, ingegnere e figlio di immigrati provenienti da Avellino, arriva a Mendoza da Tucumàn, con l’intenzione di costruire un sistema di irrigazione più efficiente. Pianta una vigna per usarla come una sorta di show room, e si innamora della viticultura. Inizia così l’epopea della famiglia Zuccardi che produce vino a Mendoza dagli anni ’60 con la cantina Santa Julia, e nella Valle de Uco da pochi anni. Sebastián, nella Valle de Uco, ci è arrivato alla ricerca di maggiore altitudine, freschezza e acidità per i suoi spumanti per poi comprendere l’importanza di queste condizioni anche per la produzione di grandi rossi: nel 2016 fonda una nuova cantina, Zuccardi Valle de Uco, di cui vi abbiamo già raccontato qui, miglior cantina al mondo secondo The World’s 50 Best Vineyards per tre anni consecutivi.

Uno degli impressionanti studi - una sorta di radiografia - del suolo elaborato dalla squadra di ingegneri agronomi di Zuccardi Valle de Uco. Nella foto il responsabile ing. agronomo Martin Di Stefano

Uno degli impressionanti studi - una sorta di radiografia - del suolo elaborato dalla squadra di ingegneri agronomi di Zuccardi Valle de Uco. Nella foto il responsabile ing. agronomo Martin Di Stefano

Nel 2019 il Malbec Piedra Infinita Paraje Altamira 2016 riceve il punteggio perfetto di Robert Parker. Nel report successivo 2020-2021 Zuccardi duplica il risultato con il Malbec Finca Piedra Infinta Gravascal 2018, proveniente da una parcella di 0,73 ettari. Questi due punteggi a tre cifre e i nomi dei vini che li hanno ricevuti ci parlano anche delle due ossessioni di Sebastián: Il Malbec e la conoscenza approfondita del suolo - piedra infinta non ha bisogno di traduzione; gravas vuol dire ghiaia, cal calcare.

Zuccardi: il vino è paesaggio imbottigliato. A sin i vigneti della 'finca' Piedra Infinita, a destra l'etichetta del Malbec Finca Piedra Infinta Paraje Atamira 2018. L'annata 2016 ha ricevuto i 100 punti di Parker. Il nome della tenuta, che battezza anche il vino, fa riferimento alla lotta che l’uomo ha ingaggiato con la pietra (una quantità infinita di pietre) per poter piantare il vigneto in questi luoghi. Il profilo calcareo e pietroso del suolo si trasmette in quella che Luis Gutierrez (per Robert Parker) ha definito “consistenza di gesso liquido” in bocca. Astringenza e rugosità. Per apprezzare questi vini non bastano vista, olfatto, gusto: è necessario chiamare in causa anche il senso del tatto. Un carattere straordinario

Zuccardi: il vino è paesaggio imbottigliato. A sin i vigneti della 'finca' Piedra Infinita, a destra l'etichetta del Malbec Finca Piedra Infinta Paraje Atamira 2018. L'annata 2016 ha ricevuto i 100 punti di Parker. Il nome della tenuta, che battezza anche il vino, fa riferimento alla lotta che l’uomo ha ingaggiato con la pietra (una quantità infinita di pietre) per poter piantare il vigneto in questi luoghi. Il profilo calcareo e pietroso del suolo si trasmette in quella che Luis Gutierrez (per Robert Parker) ha definito “consistenza di gesso liquido” in bocca. Astringenza e rugosità. Per apprezzare questi vini non bastano vista, olfatto, gusto: è necessario chiamare in causa anche il senso del tatto. Un carattere straordinario

Ce n’è una terza, in realtà, ed è la Cordigliera delle Ande che permea l’identità dei vini che produce Zuccardi. Ogni elemento che compone il paesaggio, che poi si trasmette nel vino, deriva dalla Cordigliera: la possibilità di coltivare in altitudine, il clima (“dato da altitudine, pendenza e distanza dalla montagna” ci spiega), la qualità dell’acqua, il carattere e la composizione dei suoli. “Quando parliamo di suoli alluvionali” sottolinea Sebastián “parliamo del modo in cui si sono formati, non della loro composizione che, venendo dalla Cordigliera, mostra una varietà impressionante”. Nella Valle de Uco si possono trovare fondali di antichi oceani, suoli vulcanici, sabbiosi, limosi, calcarei, ghiaiosi, argillosi, e soprattutto questa differente composizione può variare in pochi passi: “spostandosi di 20 metri ci si catapulta di 200 mila anni”.

Zuccardi: gli impressionanti terrazzamenti di 'finca' (tenuta) Agua de la Jarilla, siamo a Gualtallary. Sullo sfondo, lo spettacolare profilo della Cordigliera (cortesia di Sebastiàn Zuccardi)

Zuccardi: gli impressionanti terrazzamenti di 'finca' (tenuta) Agua de la Jarilla, siamo a Gualtallary. Sullo sfondo, lo spettacolare profilo della Cordigliera (cortesia di Sebastiàn Zuccardi)

L’ossessione verso una conoscenza approfondita del suolo si è tradotta in dieci anni di studio, centinaia di scavazioni tra i vigneti, e centinaia di poligoni irregolari in cui sono stati divisi i vigneti. Obiettivo: trasformare la eterogeneità dei suoli in diversità da poter esprimere nei vini. Vini precisi, potenti ed eleganti e con una identità molto marcata che esprimono un luogo e una parcella ben definita. Fondamentale, per definire l’identità dei vini di Zuccardi, anche la scelta, per non coprire l’espressione varietale del frutto, di ritornare all’uso del cemento in cantina: scriviamo “ritornare” perché era il materiale usato dai primi immigranti italiani, Sebastián lo ricorda sempre, parlando di un back-to-the-future. Una scelta, quella del cemento - vasche di cemento troncoconiche e uova - che ha a che fare con la storia del luogo (quella dell’immigrazione italiana), con la sua identità (il cemento usato viene dalla Cordigliera) e con la scelta dello stile da imprimere ai propri vini.


Matias Riccitelli, Riccitelli Wines – “L’Argentina non può essere solo Malbec: si possono fare, e si fanno, grandissimi bianchi e grandissimi vini da clima freddo. La Valle de Uco, essendo un deserto di altura, offre le condizioni ideali”

Le bellissime etichette di Riccitelli Wines, sono la “copertina” azzeccatissima per dei vini con una grande personalità, vini espressivi, freschi con una marcata identità. Ognuno è un racconto a sé. In primo piano l’etichetta del Sauvignon Blanc 2021 prodotto a La Carrera, uno dei terroir più estremi, assieme a San Pablo, della Valle de Uco, a 1650 mt di altezza, su un suolo argilloso e di ghiaia calcarea. Clima, altitudine e suoli difficili e ardui da cui risulta un vino potente, vibrante ed espressivo: fiori e spine che nascono da una visione precisa

Le bellissime etichette di Riccitelli Wines, sono la “copertina” azzeccatissima per dei vini con una grande personalità, vini espressivi, freschi con una marcata identità. Ognuno è un racconto a sé. In primo piano l’etichetta del Sauvignon Blanc 2021 prodotto a La Carrera, uno dei terroir più estremi, assieme a San Pablo, della Valle de Uco, a 1650 mt di altezza, su un suolo argilloso e di ghiaia calcarea. Clima, altitudine e suoli difficili e ardui da cui risulta un vino potente, vibrante ed espressivo: fiori e spine che nascono da una visione precisa

Classe 1980, Matias Riccitelli nasce a Cafayate, Salta, paesino del nord argentino dove, ci dice “si respira vino”. Figlio d’arte - suo padre Jorge Riccitelli, premiato nel 1992 da Wine Enthusiast come enologo dell’anno, è stato a capo di una storica cantina menodozina per un quarto di secolo - , Matias viaggia e lavora in diverse vendemmie in giro per il mondo per una ventina d’anni, per accumulare esperienza. Con queste e con gli insegnamenti del padre all’attivo, nel 2009 fonda Riccitelli Wines. La Cantina si trova a Las Compuertas, nella zona più alta di Lujàn de Cuyo, sempre provincia di Mendoza, a 1100 metri di altitudine dove Matias elabora uve che vengono da 20 ettari di vigneto di proprietà - vigne a pie’ franco, di oltre 80 anni di età - e da 20 ettari di vigneti dei terroir più interessanti della Valle de Uco, situati tra i 1100 e i 1700 metri di altezza: Gualtallary, dove la produzione è focalizzata si vitigni adatti a un suolo molto calcareo, come Malbec e Garnacha, e La Carrera dove il clima freddo ben si presta alla coltivazione di varietà quali Pinot Nero e bianchi come Sauvignon Blanc, Semillòn, Chardonnay.

Matias Riccitelli, classe 1980, nella sua cantina a Las Compuertas. I Riccitelli erano di Ancona, ma Matias conta addirittura tutti e 4 i nonni italiani, arrivati in Argentina dalle Marche, dalla Sicilia e dal Veneto. Figlio d’arte, suo padre Jorge Riccitelli è stato insignito del titolo “Winemaker of the year 2012” dalla rivista Wine Enthusiast. Lui con gli anni e l’esperienza ha sviluppato un suo stile, assolutamente originale, che si riflette in vini con grande personalità e carattere

Matias Riccitelli, classe 1980, nella sua cantina a Las Compuertas. I Riccitelli erano di Ancona, ma Matias conta addirittura tutti e 4 i nonni italiani, arrivati in Argentina dalle Marche, dalla Sicilia e dal Veneto. Figlio d’arte, suo padre Jorge Riccitelli è stato insignito del titolo “Winemaker of the year 2012” dalla rivista Wine Enthusiast. Lui con gli anni e l’esperienza ha sviluppato un suo stile, assolutamente originale, che si riflette in vini con grande personalità e carattere

“La Cordigliera ci offre la possibilità di spingerci più in alto per la coltivazione della vite, le diverse valli che la compongono, formate da coni alluvionali, presentano specificità che possiamo associare alle diverse specificità dei vitigni che scegliamo di coltivarci”. Nel futuro della viticoltura argentina Matias vede nuove IG e denominazioni d’origine focalizzate su certi vitigni. “L’Argentina mostra una grandissima varietà e diversità di suoli e di climi, il Malbec è un vitigno molto plastico, che si adatta a questa enorme diversità e permette di esprimere questa ricchezza, ma l’Argentina non può essere solo Malbec: si possono fare, e si fanno, grandissimi bianchi e grandissimi vini da clima freddo. La Valle de Uco, essendo un deserto di altura, offre le condizioni ideali.”

Riccitelli Wines: uno scorcio della cantina

Riccitelli Wines: uno scorcio della cantina

Matias produce vini con molta personalità (di cui le etichette sono una copertina perfetta – come non amarle?), piccole produzioni di poche migliaia di bottiglie in modo che ognuna esprima un luogo specifico. In cantina lavora senza prodotti enologici - niente enzimi, niente lieviti selezionati, pochissimi solfiti con l’eccezione della linea Kung Fu dove non ne utilizza affatto -, non filtra, non chiarifica i rossi e la maggior parte dei bianchi. Per le fermentazioni e gli affinamenti utilizza vasche di cemento, botti grandi, vasche d’acciaio, anfore di argilla, uova di cemento.

I vigneti di Riccitelli a La Carrera. Qui Matias pianta - PinotNero e uve a bacca bianca - tra i 1650 e i1800 mt, altitudini assolutamente estreme a questa latitudine. Sullo sfondo la Cordigliera (cortesia di Matias Riccitelli)

I vigneti di Riccitelli a La Carrera. Qui Matias pianta - PinotNero e uve a bacca bianca - tra i 1650 e i1800 mt, altitudini assolutamente estreme a questa latitudine. Sullo sfondo la Cordigliera (cortesia di Matias Riccitelli)

Oltre a Mendoza, Matias ha un progetto anche nel sud del paese, nella Patagonia Argentina, sulle rive del Rio Negro. Vecchi vigneti a pie’ franco – “In Argentina si contano circa 3000 ettari di piante con oltre 80 anni di età” -, di Semillón, Chenin Blanc, Torrontés, Bastardo, Merlot e Malbec piantati negli anni ’60. L’obiettivo, a Mendoza come nella Patagonia, è sempre quello di esprimere in ogni vino l’enorme varietà di suoli influenzati dalle diverse altitudini e latitudini, sfumature diverse che Matias cerca di imprimere nelle diverse etichette, eseguendo mini vinificazioni e complicandosi la vita, come ci ha raccontato ridendo.


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Giovanna Abrami

nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales

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