01-12-2018

Vento nuovo sulla cucina sudafricana

Eat Out Awards 2018, tanti colpi di scena. Luke Dale-Roberts cede lo scettro a Gregory Czarnecki: meno mode e più sostanza

Foto di gruppo dei vincitori degli Eat Out Awards

Foto di gruppo dei vincitori degli Eat Out Awards 2018 in Sudafrica

Finalmente qualche novità negli Eat Out Awards del Sudafrica, che come ogni anno si sono svolti la terza domenica di novembre, al Grand West Hotel e Casino. Sempre un affare lungo e complesso, dura circa 6 ore, con un menu preparato ogni anno dai più noti chef sudafricani, è un’occasione mondana e una vetrina per gli sponsor, in primis Mercedes Benz. Però questa edizione 2018 verrà ricordata per alcuni colpi di scena che non si vedevano da un bel po’.

Innanzitutto, è cambiata la giuria, ora guidata da Margo Janse, ex executive chef di Tasting Room al Le Quartier Français di Franschhoek (dove ora si trova La Petite Colombe) e decana della ristorazione sudafricana. Il risultato di questa nuova compagine ha principalmente punito Luke Dale-Roberts, che non solo ha perso il primo posto per The Test Kitchen (ora secondo) ma che è retrocesso pesantemente con altri due suoi ristoranti che l’anno scorso erano ancora nella top ten e che ora sono scivolati al diciannovesimo (The Shortmarket Club) e ventesimo posto (The Pot Luck Club). E ci sono state retrocessioni anche per altri ristoranti facenti parte di gruppi come Foxcroft (gruppo La Colombe) che è addirittura uscito dai primi venti.

Luke Dale-Roberts

Luke Dale-Roberts

Insomma, un bel rimescolamento di insegne e chef che fa riflettere: forse per una volta gli awards sono stati dati sulla base di reali meriti in cucina piuttosto che seguendo mode e personaggi. Altra riflessione che viene da fare è che ormai gli chef famosi aprono ristoranti uno dopo l’altro, cercando di cavalcare l’onda il più possibile con la sgradevole sensazione che a risentirne sia soprattutto la qualità dell’offerta. Forse è il momento di fermarsi a riflettere su cosa voglia dire cucinare con passione invece che creare macchine da soldi. Su questo dovrà sicuramente interrogarsi Luke Dale-Roberts che ha preso malissimo queste retrocessioni e si è presentato sul palco visibilmente alterato.

Un altro chef penalizzato quest’anno è stato Bertus Basson: Overture che l’anno scorso era al nono posto, ed è stato nei primi dieci per anni,  è finito al diciottesimo. Probabilmente per lo stesso discorso della sovraesposizione, avendo lo chef aperto tre nuovi ristoranti nell’ultimo periodo.

Chef Gregory Czarneki, nuovo numero uno in Sudafrica

Chef Gregory Czarneki, nuovo numero uno in Sudafrica

Come ogni anno, la maggior parte dei ristoranti premiati sta a o intorno a Cape Town, con l’abituale malumore delle altre regioni. Ecco i dieci vincitori:

  1. The Restaurant at Waterkloof (Somerset West), chef Gregory Czarnecki. L’anno scorso era al terzo posto e questo balzo in avanti premia la sua creatività e originalità.
  2. The Test Kitchen (Woodstock, Cape Town), chef Luke Dale-Roberts. L’enfant prodige del Sudafrica perde il primo posto dopo anni.
  3. La Colombe (Constantia, Cape Town), chef Scot Kirton. L’anno scorso era il numero 7 ma quest’anno è andata decisamente meglio.
  4. Wofgat (Paternoster), chef Kobus Van Der Merwe. Esponente del foraging sudafricano (e pure presente a Identità Golose nel 2017), grande rivelazione di quest’anno.
  5. La Petite Colombe (Franschhoek), chef John Norris Rogers. Ottimo risultato per la seconda insegna del gruppo che ora vanta due ritoranti tra i primi dieci.  
  6. Greenhouse at The Cellars-Hoenort (Constantia, Cape Town), chef Peter Tempelhoff. Retrocede di un posto ma rimane sempre tra i migliori.
  7. Restaurant Mosaic at The Orient (Elansfontein, Pretoria), chef Chantelle Dartnall. Retrocede di ben cinque posti l’unica donna nella top ten e l’unico ristorante non di Cape Town.
  8. Camphors at Vergelegen (Somerset West), chef Michael Cooke. Si conferma allo stesso posto dell’anno scorso, un ristorante sempre molto affidabile per qualità e servizio.
  9. Jardine Restaurant (Stellenbosch), chef George Jardine. Sulla breccia da anni, sempre valido e non ancora inflazionato. Speriamo resti così.
  10. Chefs Warehouse at Beau Constantia (Glen Alpine, Cape Town), chef Ivor Jones. Ex del Test Kitchen, retrocede di 6 posizioni. Forse ci si sta stancando del concetto di tapas che hanno poco a che vedere con il fine dining.

Quelli del Mosaic, vincitori del premio Wine Service Award

Quelli del Mosaic, vincitori del premio Wine Service Award

Altri awards sono stati consegnati nel corso della serata: Ivor Jones e Chris Erasmus (Foliage) hanno vinto ex aequo il Graham Beck’s Chef’s Chef; David Higgs, ormai lanciato commercialmente ma non più creativamente, ha avuto un premio di consolazione, l’Eat Out Visi Style Award, per il suo nuovo ristorante Saint a Johannesburg; mentre il Sustainability Award è andato a The Werf @Boschendal (chef Cristiaan Campbell), il Service Excellence Award a Germaine Lehoday, ex sommelier di Mosaic, e il Wine Service Award è stato conferito a Moses Magwaza pure di Mosaic per il secondo anno consecutivo.

La fotografia della ristorazione sudafricana del 2018 fa intravedere un cambiamento: meno mode e più sostanza e (forse) maggiore autonomia di giudizio. Di sicuro un grande cambiamento rispetto alle ultime edizioni degli Eat Out Awards.


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Giovanna Sartor

Veneziana di nascita e milanese d'adozione, da gennaio 2010 si è trasferita a Città del Capo. Innamorata del Sudafrica, il suo sogno è produrvi prima o poi prosciutto San Daniele

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