05-07-2016

L'italo-america di Pasquale Jones

La nuova insegna di New York offre una cucina che va oltre la rilettura dalla tradizione tricolore

Un'insegna tipicamente newyorkese indica ques

Un'insegna tipicamente newyorkese indica questo nuovo locale di Nolita, a Manhattan: Pasquale Jones. Sarebbe un errore considerarlo uno dei tanti ristoranti che provano a scimmiottare la cucina italiana

Avevo letto dell'apertura di Pasquale Jones sul web e ho subito deciso di andarci, anche perchè i soci, Grant Reynolds e Robert Bohr, sono due americani molto conosciuti nel mondo del vino (gli stessi di Charlie Bird, ristorante del Greenwich che vanta un'ottima cucina ed una delle migliori carte vini di NYC).

La location è perfetta, un angolo di Mulberry Street, storica via di Nolita (letteralmente "north of Little Italy"), quartiere trendy animato da ristorantini e negozi di griffes alternative. Una volta raggiunto il locale, l'impatto visivo è davvero piacevole: un cartello con lettere colorate, che si staglia contro i mattoni grigi di vecchi palazzi.

Questa commistione tra antico e moderno è il leitmotiv che ritroverò in diversi aspetti del locale. L’atmosfera è contemporanea ed accogliente: all'ingresso, un vaso di cristallo enorme pieno di fiori e sullo sfondo una parete di mattoni rossi, mentre nella sala ecco divanetti stile american bar, una ventina di tavoli con poltroncine verdi anni '60 e un grande bancone in legno con sgabelli.

I due forni a legna

I due forni a legna

Alle spalle degli chef, poi, ben due forni a legna e un grosso barbecue. Ma attenzione, già il menu ci dice chiaramente che non siamo né in pizzeria, né tantomeno nel solito, stereotipato, ristorante italiano all’estero. Qui, infatti, pur partendo da ottime materie prime italiane, e fatte salve alcune eccezioni, definirei i piatti espressione di una cucina americana contemporanea.

E così, per testare l’anima del locale, decido di partire proprio con una Pizza…ma alle vongole. Sembrerebbe, di primo acchito, il classico piatto che scimmiotta la cucina italiana, adattandola ai gusti locali, facendo storcere, al contempo, il naso ai nostri connazionali. Ebbene, il "signor Pasquale" vince clamorosamente la sfida.

L'impasto non è il classico napoletano, ma più sottile e cotto alla perfezione (in stile “cilentano” se vogliamo). Il gusto è equilibrato, una leggerissima speziatura aggiunge brio al perfetto equilibrio tra la dolcezza dei molluschi e l'acidità del limone (appena accennata).

L'interno

L'interno

A completare l'immaginaria sfida, ordino gli Agnolotti del plin, anche questi eseguiti magistralmente: sfoglia tirata a mano, ripieno e condimento che proiettano subito la mia mente alle amate Langhe. Per chiudere, uno Stinco di maiale cotto nel forno a legna, con consistenza e succosità perfette, una vera delizia per un fan delle cotture alla brace, o nel forno a legna, come me.

A fine pasto il giudizio è estremamente positivo: la lievitazione della pizza e la sua fragranza, la sfoglia ed il ripieno dei ravioli, la cottura dello stinco. Qui siamo in presenza di chef professionisti, che spiccherebbero per tecnica e creatività anche in Italia. La brace è usata non solo per il classico ribeye, ma anche per seppie, calamari e verdure.

Il menù è semplice e viene aggiornato ogni due settimane. La scelta è fra 6 “small” (antipasti), 6 pizze, 3 primi, 3 contorni (verdure) e 4 secondi. La lista vini è davvero notevole: circa 350 referenze italiane e francesi, con capillarità regionale davvero ricercata ed un range di prezzi per tutte le tasche.

Una delle pizze servite da Pasquale Jones

Una delle pizze servite da Pasquale Jones

Bottiglie di piccoli produttori e denominazioni insolite si alternano a nomi più blasonati e a qualche perla rara per cui fare una follia. La scelta della serata è ricaduta su un Aglianico di un piccolo produttore campano e su uno Chablis blasonato d'annata (Montée de tonnerre 1986 di Ravenau).

L'opzione in favore della seconda bottiglia ha, ovviamente, fatto lievitare un conto che altrimenti sarebbe stato decisamente abbordabile (lo Stinco il piatto più caro, 48 dollari per 2 persone). E anche al momento del congedo, una scelta insolita e gradita: il servizio e le mance sono incluse nel conto (cosa piuttosto rara a NYC).

Pasquale Jones
187 Mulberry Street
New York
info@pasqualejones.com
Chiuso l'intero lunedì e a pranzo dal martedì al venerdì


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Marco Tinessa

Appassionato produttore di vino, con la sua etichetta Ognostro ha iniziato da una vigna di Aglianico nel cuore della denominazione Taurasi, a Montemarano (Avellino)

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