Se gli spazi (triplicati) dell’Astrance 2.0 non mostrano alcuna somiglianza col ristorante precedente (anni 2001-20), la cucina di Pascal Barbot rimane fedele alla sua linea di condotta di sempre, aperta al mondo e alla sua ricchezza di sapori e prodotti. Dire che non si è mossa, però, sarebbe un errore marchiano perché sì, è cresciuta come il ristorante, diventato più confortevole e trovando nuove strade senza per questo negare nulla degli anni belli in rue Beethoven.
Il cuoco che era riuscito a imporre la formula del menu unico ora ama dare libero sfogo agli ospiti. Barbot accompagna i desideri di un'epoca e non resta accampato in posizioni che hanno fatto il loro tempo. Nel menu troviamo sezioni come Avant goûts, Vapeurs de ce jour, Du côté de la braise, Piano, Nos maraichers, Petites préparations… L’ospite ha la libertà totale di ordinare i piatti che preferisce o secondo ciò che desidera assaggiare quel giorno.
I vegetariani godono col Carciofo con insalata di pompelmo e noci oppure con una foglia di insalata guarnita con salsa ssam piccante e gamberi. Mentre i fan dell'Astrance si lasceranno semplicemente trasportare da uno dei due menu da 5 o 6 passaggi. Abbinamenti di gusto arditi il tanto che basta, condimenti che non si perdono mai in chiacchiere e le cotture… wow! Che lezione di rispetto per il prodotto.
In sala c'è sempre Christophe Rohat, metà inseparabile del duo che ha scosso la scena parigina d’inizio millennio. Morale, è certamente valsa la pena attendere i mesi di attesa dell’Astrance 2.0, inaugurato nel dicembre 2022.
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giornalista, scrive di creazioni contemporanee (art, architettura, design) e di art de vivre (cucina, enologia, mixologia) da 30 anni. Scrive per magazine (IDEAT, The Good Life, le Figaro Magazine, F…) e reviste di brands (Travelbook by Relais & Châteaux). Per 3 anni (2016-19), è stato caporedattore di Cuisines Révolution