Lievitano i prezzi in città e, forse, la via più semplice per mangiare bene senza spendere più di 40 euro è garantita dalla piccole insegne di cucina asiatica. Aperta nel novembre del 2022 tra Paolo Sarpi e Corso Como, Emoraya (da emoi, “emozionare”) è la novità di cucina giapponese più fresca degli ultimi tempi milanesi. Uno spazio minimal, su due ambienti uniti e un bancone, disseminato di ceramiche uzu e vassoi rettangolari bento ai tavoli.
Sarà forse per l’entusiasmo degli inizi, ma il cuoco Shun Himeno e del responsabile di sala Takato Sato, entrambi reduci da Gastronomia Yamamoto, ti accolgono col sorriso e una gentilezza rara; manna in questi tempi di sale improvvisate. Loro stessi vi spiegheranno nel menu che c’è una forte affinità tra le cucine dei due paesi e, per questo, incoraggiano il dialogo tra osti e clienti.
Le condizioni ideali per cominciare a capire meglio il menu, di cucina tradizionale giapponese, della prefettura di Oita, regione sud-occidentale del paese. L’Anguilla grigliata su riso cotto è buonissima ma la fanno solo all’ora di pranzo. Con la luce o il buio fuori, chiedete il karaage, cosce di pollo di dimensioni discrete, marinate e poi fritte. Le specialità blockbuster degli inizi sono kaisendon, ciotola di pesce fresce crudo e tagliato sottile e la bistecca don, tagliata con verdure saltate nel wok. Anche i vegetariani godono con l’insalata di patate, l’atsuage (tofu fritto) e la zucca bollita. Se ci andate, tornerete.
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt