Propizia collaborazione, quella tra lo Chef Arnaud Donckele e la maison alberghiera Cheval Blanc, di proprietà del gruppo LVMH. Così nasce Plénitude, ristorante che, ad appena sei mesi dalla sua apertura, è stato insignito delle tre stelle Michelin segnando un risultato più unico che raro nella storia della critica enogastronomica francese.
Il suo manifesto, del resto, è scritto a chiare lettere: riscrivere la cucina classica francese e, soprattutto, parigina, a partire dai suoi fondamentali, così salse, vinaigrettes, brodi, fondi e jus diventano gli elementi centrali del menù, sovvertito già a partire dalla presentazione al tavolo attraverso le frequenti imbeccate del personale di sala e mediante un codice estetico teso precisamente alla loro unica valorizzazione. Filologico e certosino, del resto, il lavoro di realizzazione delle stesse, che non sempre rende giustizia della complessità di quanto poi, invero, sfila nel piatto. Ne è un esempio lapalissiano il brodo Ode à l’iode o la vinaigrette Cornaline che fungono da amplificatori aromatici dei piatti che accompagnano che ne guadagnano sia in complessità che in profondità, ma occorreno tanta sensibilità quanto cultura per coglierlo.
Un plauso merita, poi, la parte dolce del percorso, affidata a Maxime Frédéric: allievo di Cédric Grolet e responsabile dei dessert de Le Cinq, che sia uno dei più autorevoli pasticcieri francesi lo si evince anche nei suoi passaggi più semplici, che pure adorna di salse ed essenzie, in squisita coerenza con la parte salata del percorso.
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Ristorante con camere
folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet
