Un ristorante giapponese di precollina torinese. Non ne mancano a Torino e, salvo un ristrettissimo numero, molti sono simili, dozzinali e noiosi con il loro campionario di stereotipi gastronomici. E tuttavia Myabi, che pure non rinuncia ai piatti simbolici di questa cucina, impreziosisce sushi e sashimi con pennellate di gastronomia, a volte una spuma di dashi, a volte un croccante di wasabi, o le uova di pesce volante o i riccioli di katsobushi a donare freschezza o sapidità e, in ogni caso, personalità.
Ma il menu, soprattuto se prenotato in anticipo, è ricco di piatti cucinati in cui si disvela la mano attenta e precisa dello chef Masanori Tezuka, nato nel di Kobe e formato gastronomicamente in Italia, il quale prima di cucinare giapponese in Italia ha cucinato italiano in Giappone. Dal menu, il Fegato di rana pescatrice con daichi e ponzu, il Tempura di polpo e di erba shiso, i Gyoza ripieni di maiale, serviti con olio piccante di sesamo polverizzato e salsa ponzu, il Salmone al forno, marinato con yuzu, salsa di soia e mirin.
Ai due menu degustazione (a 50 e 75 euro) si accompagnano una buona scelta di vini, per lo più di impronta "naturale" e con molta Francia, e una ricca selezione di sake, proposti in abbinamento dalla sake sommelier e sommelier tout court Yukari Sato. Il servizio è cortese, il conto alla carta si attesta sui 70 euro.
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Tavoli all’aperto
avvocati di professione e gastronomi per passione. Da 25 anni recensiscono a quattro mani ristoranti sulle pagine torinesi di Repubblica. Collaborano con varie guide gastronomiche nazionali e sono gli autori delle Guide i 100