Un’isola felice in un mare in tempesta. Così è L’Acciuga, che dopo anni di immobilismo culinario ha riportato Perugia sotto una luce di creatività e avanguardismo che sembrava persa per sempre. Tutto merito di Luca Caputo, caparbio e tenace, che ci ha creduto fin dall’inizio della sua impresa, e non ha mollato mai. Il ristorante è curato, di stile, tocchi di design e atmosfera serafica, tutto il contrario di questa parte di Perugia trafficata e caotica di giorno, ma che la sera si quieta all’improvviso.
In cucina Marco Lagrimino, che nel capoluogo umbro ci è arrivato senza forse sospettare il successo che avrebbe riscosso. Ha ragionato, sperimentato, affinato. Oggi la formula è compiuta e lo chef ha raggiunto una maturità e una sicurezza encomiabili. Due percorsi di degustazione (5 e 7 portate) tra piatti in carta e idee fuori menù, tutti accomunati da un pensiero impeccabile, una tecnica ideale, da scelte (ricette e prodotti) coerenti e convincenti. Cavolfiore, Castelmagno, caramello salato, frolla salata e mandorle; Spaghetti alla chitarra, sedano, cipolla di Cannara e tuorlo affumicato; Anguilla, castagna, ginepro ed erbe: ecco tre esempi che parlano di territorio e non solo, di chiarezza gastronomica, di voler far star bene il cliente.
Menzione per Luca e la sua carta dei vini, ricercata e pensata, mai banale, piena di chicche e sorprese. Si sta bene a L’Acciuga, si sta bene a Perugia. Amen.
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Tavoli all’aperto
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giornalista enogastronomico, direttore responsabile di James Magazine, ama la bellezza, gli Champagne e due colori: il nero e l'azzurro