Hyde è il ristorante che non ti aspetti nel centro di Oslo, in un palazzo anonimo e con le due sale (più cucina) nascoste qualche gradino sotto la sede stradale, in un piano ribassato che fa molto speakeasy o bar di quartiere. Nato poco prima dell'epopea Covid sulle ceneri di un altro indirizzo ben noto in città, Pjoltergeist, e capace di una escalation notevole nella considerazione degli addetti ai lavori, Hyde non si può dire che punti le sue fiches sull'ambiente particolarmente raffinato o sulla mise en place, considerando l'assenza di tovaglie in sala, un menu di carta scritto a mano e porcellane che si ripetono all'infinito, identiche per ogni portata.
Senza dimenticare, come detto, l'ambiente vivace che si incontra nel classico pub. Non c'è quasi da stupirsi che alla guida della cucina ci sia un cuoco inglese originario di Wolverhampton, il riservato Matthew North che, però, dalla sua ha un talento non indifferente nel saper creare gioiellini che al palato rilasciano umami allo stato puro, e rivelano un'innata capacità nel bilanciare i sapori con pochi tocchi.
Vedi le Capesante con sedano rapa e alga kombu, la Radice del sedano con una salsa di pollo e limone, il Maiale con cavolo riccio e pepe di Sezchuan. Spezie e verdure in buona quantità per un menu di cinque portate che può cambiare quotidianamente a seconda del mercato e dell'estro del cuoco. Hyde è il luogo ideale per chi è alla ricerca di una serata informale concentrando l'attenzione sui piatti.
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giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare